La Cima della Stretta nella valle di S. Spirito 

Si sale con le mani su una roccia stabile e piena di appigli

Tra le valli quella di Santo Spirito è forse la più famosa della Majella, di sicuro la più frequentata. L’entrata stretta tra pareti di rocce altissime è suggestiva e unica, attraversandola si raggiungono luoghi e altezze superbi. Se però vi soffermate sull’entrata, vedrete che quelle rocce altissime appartengono a due montagne poco note: a ovest la Cima Tarì, a est la Cima della Stretta. Sono le montagne dei ragazzi di Fara quelle con le quali sono cresciuti, quelle che “esci di casa e fai una corsa lassù”, a guardare la Majella e sognare l’infinito.
Oggi ce ne andiamo sulla Cima della Stretta (1497m) come i ragazzi di Fara, con qualche precauzione in più: la salita è per escursionisti esperti, che sappiano cimentarsi con passaggi su roccia e con pendenze notevoli su terreno breccioso non facile. Il sentiero che percorreremo è esposto a sud, quindi l’escursione è consigliabile in autunno (10 km, dislivello 1100m, 6 ore totali).
Si parte proprio dall’imbocco della valle e si sale, appoggiandosi con le mani, su una roccia piena di appigli e molto stabile (segni sbiaditi su sassi). Per circa 45 minuti sarete talmente presi da quella roccia da divenirne parte. Vi volterete spesso a guardare la sottostante Fara San Martino che si allontana solamente in altezza, come se vi trovaste su una mongolfiera. Finita la fatica e le difficoltà tecniche (in alcuni punti ci sono chiodi per ancorare una corda se necessario) si percorre un lungo traverso su ghiaioni che lentamente porta ad affacciarsi a Nord su Colle Bandiera, le creste delle Macirenelle e il mare. Prendete respiro e continuate a salire, siete a soli 1000m di altitudine e bisogna ancora faticare. Si attraversano cespugli di ginepri e piante spinose, poi finalmente si entra in un boschetto di giovani faggi, se ne esce e si è a picco sul Vallone di Santo Spirito intuendo a Nord la vetta da raggiungere. Ancora uno sforzo e si arriva sulla bella cresta della Stretta dove, nell’abisso sottostante, la natura ha giocato con il verde dei faggi, dei pini e del raro pino nero per rendere inestricabile il fondo della Val Serviera: selvaggia e inarrivabile. Guadagnata la cima ci si siede a guardare lo spettacolo: con un po’ di attenzione si riesce a vedere il punto di unione delle vallate della Majella, quelle che scendono dal Monte Acquaviva, il Pizzone, il Forcone. Un trionfo di fascino e mistero che poi verso sud-ovest diviene una meraviglia lunga chilometri: su, fino alla Cima dell’Altare passando per la Cimetta della Spiona, poi la cresta del Monte Tarì e in alto fino a intravvedere le rocce che contornano la grotta dei Diavoli con il desiderio incontenibile di arrivarci.
La discesa dalla cima è inizialmente nascosta e ci porta verso Ovest, poi nella faggeta il sentiero evidente e ombreggiato arriva all’acqua della “fontana del pesco” freschissima. Da qui rapidamente si raggiunge il sentiero che arriva alla Bocca dei Valloni (1050m) nel Vallone di Santo Spirito. Si scende e in 1 ora e mezza si è a Fara da dove eravamo partiti, a salutare i ragazzi della Cima della Stretta.
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