La fiaba di Biancaneve alla ricerca di se stessa nei boschi della vita 

Oggi in due spettacoli di mattina al Teatro Tosti di Ortona Una produzione del Tsa con Terrateatro, regia di Taddei 

ORTONA. È una Biancaneve molto speciale quella che calca le scene in due spettacoli, stamattina alle 9.45 e poi alle 11.30, dal titolo Bianca come la neve. Una Biancaneve alla ricerca di se stessa, nel classico conflitto edipico tra madre (o matrigna) e figlia per conquistare l’amore del padre. La matinèe al Teatro Tosti di Ortona di oggi è una rilettura della Biancaneve dei Fratelli Grimm scritta da Ottaviano Taddei, che ne è anche regista. In scena Cristina Cartone, Luca Settepanella, Ottaviano Taddei, suoni originali Alex Ricci, costumi e scenografia Monica Galiffa, scenotecnica Roberto Galiffa, luci Alessandro Pediconi. Una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Terrateatro.
«Biancaneve, senza dubbio una delle fiabe più note», spiega il regista Ottaviano Taddei , «è stata narrata in varie forme in tutti i paesi e le lingue del mondo. In genere le fiabe iniziano quando la vita del bambino è giunta, in qualche modo, a un punto morto. In Biancaneve, non è una difficoltà esterna, ma il rapporto tra la bambina e i suoi genitori a determinare la situazione problematica. Ed è da questo punto focale che si snoda la messinscena di Terrateatro, è questo conflitto tra figlia e madre (matrigna) a dare lo slancio alla rilettura della fiaba. Ciò che intendiamo mettere in luce è la forza interiore di Biancaneve che, compresa la difficoltà di rapporto, si accinge all’impresa disperatamente solitaria di trovare se stessa. Gli anni che Biancaneve trascorre con i sette nani rappresentano il suo periodo di avversità, di problemi da superare, le sue fasi di sviluppo. La figura genitoriale materna diviene nella storia vittima del gioco edipico tra madre e figlia per conquistare il padre. Dal punto di vista psicologico, sembra essere questo il motivo del conflitto, volersi contendere il padre, la non accettazione da parte della madre/matrigna della bellezza della figlia e del deterioramento della sua di bellezza. D’altro canto, la figura paterna si esprime nella sua debolezza al cospetto della moglie, un padre “molliccio”, assente seppure affettuoso. Non riesce a difendere sua figlia né a realizzare un’armonia familiare. Sarà addirittura una figura esterna, il Cacciatore, a salvare la bambina. Tutto il lavoro di messinscena si snoderà attraverso queste fasi fondamentali, senza mai perdere di vista la storia originale, anzi difendendola fino in fondo. La scenografia, dopo una prima parte in statica ( un interno del Palazzo Reale di Biancaneve), si trasforma nel luogo della scoperta e della crescita, in cui anfratti e meandri sembrano essere l’interiorità stessa della protagonista. Così, gli attori, vivi di una presenza corporea speciale e potente, hanno il compito arduo di “portare” allo spettatore tutta la forza dolce e determinata di Biancaneve, Principessa assoluta dei pensieri infantili e adolescenziali. E in effetti, attraverso passaggi simbolici ed episodi pieni di forza rappresentativa, i piccoli spettatori si identificano nell’eroina, ne fanno proprio il messaggio, imparano a riflettere su se stessi. Lo spettacolo intende riflettere sull’infanzia, sul diritto di crescere e diventare adulti consapevoli, preparati, autonomi. Quali sono le strade possibili per diventare grandi? In questo spettacolo i nostri personaggi faranno i conti con l’abbandono, la paura, la scaltrezza, l’ingordigia, la fantasia. Il teatro, grazie al suo linguaggio fatto di immagini, simboli e musica, aiuta gli spettatori ad affrontare il viaggio, all’inizio mano nella mano, per poi proseguire consapevolmente verso la libertà piena, anche da soli».