SPETTACOLI

Lo Stato Sociale a Chieti: «Sfatiamo i miti, l’amore non ha regole»

Si definiscono ironicamente «5 ragazzi bolognesi che fanno canzonette»: la band di "Amore, lavoro e altri miti da sfatare" stasera in concerto alla Civitella. Intervista alla voce Albi

CHIETI. Si definiscono ironicamente «5 ragazzi bolognesi che fanno canzonette». Lo Stato Sociale si esibirà stasera, dalle 21.30, all’anfiteatro La Civitella di Chieti, in un concerto autoprodotto ricco di sorprese e contenuti inediti. In oltre due ore di live, la band proporrà i brani che l’hanno portata all’attenzione del grande pubblico e quelli contenuti nel nuovo album “Amore, lavoro e altri miti da sfatare”. Gli ultimi biglietti disponibili saranno in vendita dalle 18 al botteghino al costo di €13,80 (organizzazione Best Eventi). Il Centro ha intervistato Albi, al secolo Alberto Cazzola, voce e basso del gruppo.
Avete definito “Amore, lavoro e altri miti da sfatare” il vostro disco più ragionato, quello della maturità. Perché?
È stata la prima volta che ci siamo cimentati in una scrittura al di fuori di un tour. Abbiamo cercato di mettere più a fuoco le tematiche affrontate nei dischi precedenti e di andare più in profondità. Abbiamo coniugato temi con il nostro solito spirito di voler arrivare alla gente, facendo pensare e ragionare.
Quali sono gli altri miti da sfatare?
Tutti quegli atteggiamenti della società moderna che ci viene di pensare siano il risultato di qualcosa di malato. La rappresentazione di se stessi con un avatar, il falso mito della democrazia della rete. Il mito del successo individuale, della realizzazione del sé solo attraverso la competizione. Arrivare a un successo che deve essere a tutti i costi certificato per permetterti di sopravvivere, la ricerca di una felicità effimera data da beni materiali e individuali. Tanti miti prodotti delle difficoltà che viviamo in un sistema che ci obbliga a far cose che a volte non abbiamo voglia di fare, mentre la vita e il lavoro, l’amore, dovrebbero essere diversi. Il lavoro dovrebbe essere una passione e non un obbligo. L’amore ha un po’ perso il suo significato, abbiamo perso di vista il senso della parola, l’abbiamo chiuso in una dimensione materiale, vincolata a una relazione di coppia stabile, un voler obbedire a certe regole quando in realtà le regole non hanno niente a che fare con l’amore. E questo diventa un mito, una cosa che non c’è più, da raccontare e tramandare ai posteri.
Cosa invece è da seguire?
Recuperare aggregazione e socialità, elementi che permettono a una società di progredire.