Matteotti, le carte teatine svelano nuovo movente

Sabato 24 settembre all’Archivio di Stato di Chieti saranno mostrati documenti inediti del processo. Emerge la pista delle tangenti: Ucciso per evitare uno scandalo dei petroli?

CHIETI. Nuovi moventi dell’omicidio di Giacomo Matteotti, il deputato socialista che fu sequestrato e ucciso il 10 giugno 1924 da squadristi fascisti il cui processo si aprì a Chieti il 16 marzo 1926. A svelarli sarà una conferenza, aperta a classi di istituti superiori teatini che Marcello Benegiamo, bibliotecario dell’Archivio di Stato di Chieti, terrà sabato prossimo, dalle 9 alle 13, nella sala Conferenze dell’Archivio di Stato di Chieti dal titolo: “Dalle carte alla storia - Il processo Matteotti 90 anni dopo tra democrazia liberare e dittatura. Le premesse, gli eventi, il processo a Chieti”. Matteotti fu sequestrato e ucciso da squadristi fascisti. Come mandante politico dell’omicidio fu accusato Mussolini. Tre squadristi, a Chieti, furono condannati a 5 anni e 11mesi di reclusione, per omicidio preterintenzionale. «Sabato cercherò di spiegare il processo Matteotti a Chieti, e soprattutto dai documenti che ho avuto modo di leggere» afferma Benegiamo «sono venuti fuori due moventi affaristici: petroliferi e industriali».

Matteotti l’11 giugno del 1924 avrebbe dovuto denunciare in Parlamento il pagamento di tangenti della Sinclair Oil al governo italiano in cui era coinvolto un parente stretto di Mussolini. «Il commissario di Roma, l’abruzzese Epifanio Pennetta a settembre del 1924 scrive che Matteotti fu ucciso perché si apprestava a denunziare questo scandalo. Quando fu chiamato a deporre a Chieti non fece nessun accenno né gli fu chiesto. Non solo, ma dalle carte della Questura di Chieti salta fuori un certo Wladimiro Wolkoff, agente ufficiale della Sinclair in Italia, che fu presente come spettatore al processo». Il governo italiano poche settimane prima del delitto, aveva concesso alla società petrolifera statunitense Sinclair Oil l'esclusiva per la ricerca e lo sfruttamento per 50 anni di tutti i giacimenti petroliferi in Italia; non solo: la Sinclair avrebbe inoltre ottenuto, (dietro laute tangenti?), di non permettere a un ente petrolifero statale di intraprendere trivellazioni in Libia. L’altra pista che sarà svelata porta alla Confindustria dell’epoca. «Il gruppo cantieristico industriale, zuccherificio e siderurgico della Liguria (di cui faceva parte l'Ansaldo) aveva necessità di un giornale nazionale che fu individuato nel Corriere Italiano, filofascista, il cui direttore era Filippo Filippelli. Mario e Pio Perrone, due industriali, furono cacciati dall'Ansaldo la gestione fu controllata da parte dello Stato. I due chiesero aiuto a Matteotti che accettò di incontrali e di portare la questione in parlamento, cosa che creò, e questa è l’ipotesi, serie preoccupazioni».

Che cosa centra il Corriere Italiano? L'auto con la quale fu sequestrato Matteotti era di proprietà del suo direttore, Filippelli.