«Mi ispiro a quella Pescara in cui si realizzavano i sogni» 

Angelo Valori, patron dell’Ente manifestazioni tra storia e nuovo cartellone estivo «L’aspetto internazionale è il nostro asse, ora scopriamo suoni e contaminazioni»

PESCARA. L’Ente manifestazioni pescaresi è un’istituzione che ha fatto storia, forte dei suoi 65 anni di vita in cui ha dettato l’agenda culturale del capoluogo adriatico. «Creiamo sogni e valori simbolici che hanno un valore sociale enorme per la collettività», ama ripetere con orgoglio il presidente Angelo Valori, musicista, compositore e docente del conservatorio di Pescara, da quest’anno in prima fila per rilanciare l’immagine un tantino austera dell’istituzione simbolo della qualità delle proposte artistiche cittadine e, da settembre, impegnato in un progetto con il paroliere della canzone italiana Mogol.
Tra i concerti di musica jazz, le arti circensi di Funambolika, le stelle della danza, i nomi leggendari del rock e un’accurata selezione di talenti emergenti italiani e stranieri il cartellone estivo denominato PeFest (Pescara international arts festival), riconosciuto d’importanza nazionale dal Mibact, apre i battenti giovedì 22 giugno con il flauto traverso di Ian Anderson, icona dei Jethro Tull, e andrà avanti fino al 12 agosto.
Presidente, da quali spunti è partito per stilare il programma?
Mi sono ispirato a quell’energia positiva che si respirava nella Pescara frenetica e in via di sviluppo degli anni ‘50 e ’60, quando dopo la guerra c’era una spinta propulsiva che portava a ricostruire e ricominciare da capo. Erano i tempi in cui si amavano le sfide, non si scappava ma si arrivava, animati dalla volontà di costruire qui una dimensione della propria vita, intravedendo un luogo in cui realizzare i propri sogni. Quegli anni in cui l’Emp ha iniziato la sua attività ed è stato fondato il teatro-monumento D’Annunzio. Nei 90 anni di storia di Pescara oltre i due terzi sono stati contrassegnati dal marchio dell’Ente.
C’è ancora questa energia?
Mi sembra ancora di percepirla. Ma se pure non ci fosse, noi abbiamo il dovere di ricrearla e riscoprirla per far tornare Pescara a crescere. La sua vocazione è di essere una città internazionale: con lo sguardo puntato al di fuori e non all’interno dei confini regionali, dove è vista come un’intrusa.
Come si traduce tutto questo nel cartellone estivo?
L’aspetto internazionale è sempre stato il nostro asse portante, grazie a Lucio Fumo e al jazz e all’ottimo lavoro di Raffaele De Ritis con Funambolika. Partendo da questa base la mia scelta è stata indirizzata alla scoperta di suoni e contaminazioni nuove, attraverso il jazz e non solo. Da un lato questa edizione si apre ulteriormente alle collaborazioni con festival, college e università europee e americane (il Conservatorio di Pescara, l’European Jazz Network, il Jazz Education Network e l’Associazione europea dei conservatori), dall’altro punta sui giovani talenti, perché in questo momento storico di grandi transizioni abbiamo la necessità di capire dove sta andando il jazz, l’arte e la musica in generale. E per farlo dobbiamo intercettare le generazioni intorno ai 30-35 anni. Nasce così il progetto “Suono nuovo”, dedicato a talenti e promesse della musica nazionale e straniera che si uniscono e si contaminano nella Pescara Jazz International Orchestra diretta da Dick Dunscomb, e la creazione del marchio di qualità “Pescara Jazz Messengers” attribuito a gruppi under 35 che si siano distinti per la loro qualità artistica. Poi ci saranno tanti workshop didattici, in collaborazione con il Conservatorio.
E gli artisti sul palco?
Il cartellone è molto denso. Tra i giovani “Messengers” che si divideranno il palco del Pescara Jazz abbiamo Sensaction e Ada Montellanico, Nia Muziko Orchestra e Luca Mannutza Quartet, il duo formato da Emanuela Di Benedetto e Giulio Gentile, John Patitucci & Brian Blade. E poi: Five by Monk by Five, PJ meets Europe, ma anche artisti del calibro di Paolo Fresu & Uri Caine, The Manhattan Transfer, la reunion degli Uzeb nell’unica data italiana e Stefano Bollani. Oltre agli artisti internazionali del circo di Funambolika, ai concerti di Ian Anderson, Steve Hackett e LP e allo spazio riservato anche quest’anno alla danza.
E dopo l’estate?
Tra settembre e ottobre partirà un progetto all’interno della Popular music del conservatorio, in collaborazione con Mogol, con il quale negli ultimi anni si è sviluppata un’empatia e una simpatia reciproca. Sarà qui per insegnare song writing agli studenti, dare loro consigli e ascoltare le loro musiche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA