Pat Metheny, il chitarrista americano si esibirà con il suo gruppo il 24 luglio al teatro D'Annunzio

L'INTERVISTA

Pat Metheny: Pescara primo amore

Il chitarrista americano al festival del jazz il 24 luglio: "Il pubblico qui si fida di me"

Sarà per il suo sorriso da eterno ragazzo del Midwest, dove è nato 63 anni fa a Lee's Summit nello Stato del Missouri, ma per Pat Metheny gli anni non sembrano passare. E invece ne sono trascorsi 27 dalla prima esibizione del chitarrista americano al Pescara Jazz dove ritornerà in concerto, il 24 luglio, al Teatro D’Annunzio. Di Pescara e di una carriera quarantennale Metheny parla in questa intervista al Centro.
Che ricordi ha delle sue passate esibizioni a Pescara Jazz?
Diciotto luglio 1991, Pat Metheny Group. Una di quelle date che non si dimenticano. Tutto andò nel modo migliore possibile perché si verificò una di quelle rare occasioni in cui tutte le tessere stanno al loro posto. La serata ci offrì un palco con una temperatura ideale, il cielo stellato, un pubblico attento e partecipe e un’organizzazione molto curata. Ricordo la pineta e che suonammo proprio bene e che fu un con quel successo che iniziò la bella storia col Pescara Jazz. Già nel 1993 mi invitarono a suonare con il quartetto con Joshua Redman, Christian McBride e Billy Higgins. Ricordo che suonammo per l’ultima volta alla pineta e che ritrovai lo stesso calore di due anni prima. In quel tour l’emozione era rimasta costantemente alta. Tre generazioni, o quasi, di musicisti. La classe di Higgins il suo essere una leggenda stimolarono la potenza e la grinta dei due ragazzi: Christian aveva 21 anni e Joshua 24. Ogni sera cercavamo di superarci. Il pubblico apprezzò e capì. Fu un secondo successo.
Poi una lunga assenza fino al 1999. Perché?
Fino al 1999 le date dei miei tour e quelle del festival non si incontrarono, ma il ritorno fu esaltante. Fu con il mio trio con Larry Grenadier e Bill Stewart al Teatro D’Annunzio e, nel 2004, mi presentai col mio nuovo trio con Christian McBride e Antonio Sanchez, nel 2007 con Brad Mehldau, nel 2008 con Gary Burton e nel 2010 con il Pat Metheny Group in forma di quartetto. Credo che il segreto di un rapporto così solido con il pubblico di Pescara stia nella fiducia che ogni mio concerto sarebbe stato diverso dal precedente, che avrei avuto qualcosa di nuovo da raccontare che avrei saputo mostrare senza veli a che punto del mio percorso di musicista ero arrivato. Penso di non avere mai deluso la fiducia accordatami.
Che tipo di set porterà questa volta a Pescara?
Per questo mio ritorno, dopo otto anni, arrivo con un quartetto collaudato con 155 concerti in due anni. Quello che sentirete sarà un momento molto speciale della storia di questa band. Con Antonio Sanchez alla batteria è stato esaltante scoprire che Linda e Gwilym conoscevano ed erano in grado di suonare qualsiasi brano del mio repertorio, che potevamo suonare praticamente ogni musica. Ancora più esaltante è stato scoprire la raffinatezza di Linda, la sua profonda conoscenza dell’armonia, il suo saper mantenere la melodia al centro di tutto che ella condivide con Gwilym. Con uno stile definito abbiamo dato un taglio nuovo al nostro repertorio che comprende inediti e alcuni miei brani storici
Che cos’è per lei, oggi, il jazz?
Da un lato è una musica con un secolo di storia, un percorso che si può studiare nei suoi vari aspetti, nell’evoluzione dei suoi stili e del suo linguaggio, dall’altro è una musica viva che, come sempre è avvenuto, cerca nuove strade nella contaminazione.
Lei ha suonato con molti grandi musicisti, come Milies Davis, Joni Mitchell, Jaco Pastorius. Come erano questi giganti in privato?
Joni Mitchell una grande professionista, Miles il mio mito e Jaco un mio caro amico. Le storie fra musicisti sono una diversa dall’altra ma in generale posso dire di essere stato molto fortunato visto che nella maggior parte dei casi sono diventato o ero già amico dei giganti coi quali ho suonato.
Quali sono i dischi di rock e jazz che porterebbe con sé su un’isola deserta?
Kind of Blue di Miles Davis e Sgt. Pepper’s dei Beatles. Ma avrei anche un altro centinaio di abbinate alle quali mi sarebbe molto difficile rinunciare.
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