Pescara, storia del calcio Quando la squadra si chiamava Tito Acerbo

7 Dicembre 2015

di Andrea Rapino Nonostante il 1936 faccia bella mostra di sé su stemmi e stendardi del Delfino, non sembra quello l’anno in cui una squadra che si chiama Pescara, con casacche bianche e azzurre,...

di Andrea Rapino

Nonostante il 1936 faccia bella mostra di sé su stemmi e stendardi del Delfino, non sembra quello l’anno in cui una squadra che si chiama Pescara, con casacche bianche e azzurre, inizi a rappresentare il capoluogo adriatico nel calcio ufficiale. Formazioni con altri colori sociali e nomi diversi erano esistite negli anni precedenti, con alterne fortune, già prima dell’unione con Castellammare Adriatico.

Ma la storia calcistica del vero Pescara, cronache d’epoca e almanacchi alla mano, comincia nell’autunno del 1937: dopo un biennio di delusioni non tanto sportive quanto organizzative, la Società Sportiva Pescara viene ricostituita e consolidata, e prende sicuramente parte a un torneo della Figc. È così che si conclude una gestazione lunga e faticosa, che si protrae per anni come una tela di Penelope fatta, disfatta e ritessuta da una campionato all’altro. Eppure in riva all’Adriatico già nel 1920 esiste una società sportiva ben strutturata: una Vigor Pescara nell’agosto di quell’anno infatti organizza un’iniziativa alle quale prendono parte vari sodalizi regionali. All’epoca il football in Abruzzo è decisamente meno considerato rispetto ad atletica e soprattutto ciclismo, ma viene comunque incluso in manifestazioni che prevedono gare di più discipline. Poco sappiamo di questa Vigor e di cosa faccia negli anni successivi, ma di certo nel 1923 nasce a Castellammare una squadra di calcio: è l’Edera, filiale sportiva di un’omonima associazione promossa dal Partito Repubblicano. Nello stesso anno però, quando proprio tra Pescara e Castellammare si svolge la Settimana Abruzzese, e all’interno di questa fiera c’è un torneo di calcio, nessuno dei due Comuni è rappresentato.

È nel 1925, con la creazione di un Comitato Figc per Abruzzi e Molise, che scendono ufficialmente in campo i bianco-bleu dell’Ursus Castellammare e i rossoneri dell’Aternum Pescara, anche se le cronache sportive segnalano l’Ursus fin dal 1924. Con l’accorpamento in un unico Comune arriva anche quello calcistico. Anzi, la fusione sportiva anticipa quella amministrativa, perché nell’estate del 1926 viene fondato il club “unionista” chiamato semplicisticamente Ursus-Aternum. Tra Castellammare e Pescara comunque non c’era paragone: l’Ursus nel torneo 1925 va vicino alla vittoria finale, e lotta per il titolo regionale anche nel 1925-26, quando sostituisce la divisa biancazzurra con una casacca gialla e blu. Nel 1925 inoltre a Castellammare non solo è ancora attiva l’Edera, ma esistono pure Pro Abruzzo, Fulgor e Andrea Doria, e si distingue l’Ursus II, costituita da riserve della squadra principale e calciatori più giovani.

Forse anche per questo i colori alla squadra “unionista” li dà Castellammare, che nella fusione dei Comuni ha perso il nome. Dal canto suo Pescara ci mette il campo, che è il Rampigna dell’Aternum, mentre il Riviera dell’Ursus viene abbandonato e diventa terreno edificabile. La squadra prende presto un nome ex novo: Tito Acerbo, in memoria del fratello di Giacomo, che seppur originario di Loreto Aprutino è personaggio di primo piano del fascismo pescarese e non solo.

Sul campo le cose non vanno male, ma la Tito Acerbo naufraga per un tentativo di corruzione che costa la radiazione. La riorganizzazione nell’estate del 1927 non è facile. Una squadra di ragazzi, la Leopoldo Muzii, non riesce a imporsi. Nello stesso periodo si distingue la formazione della 129esima Legione Adriatica della milizia fascista, che si aggiudica il torneo estivo interregionale Targa Giacomo Acerbo. Con l’approssimarsi del nuovo campionato, i vertici del Partito prendono in mano la situazione: Pescara vuole adeguare le ambizioni sportive alla crescita demografica, economica e politica della città.

Nasce perciò l’Unione Sportiva Adriatico, che da statuto ha colori sociali amaranto e azzurro disposti orizzontalmente con emblema del Pnf sul petto. L’Adriatico partecipa al campionato di Terza Divisione regionale, ma senza successo. Nonostante la bocciatura del terreno di gioco, l’anno successivo Pescara si giova del rango di capoluogo: in virtù di ciò è ugualmente ammessa alla divisione interregionale l’Associazione Sportiva Abruzzo. I risultati sono ancora deludenti, e nel 1929-30 addirittura Pescara è fuori da competizioni ufficiali. Tuttavia formazioni attive ce ne sono: si registra un tentativo di rifondare l’Ursus, che in maglia rossa gioca diverse amichevoli, come pure si ha notizia di un Pescara Football Club e di una Pescarese.

Gli anni ’30 sono il decennio della svolta, ma iniziano meno bene di quanto sembra. Nel 1930-’31 l’Abruzzo, grazie a uno strappo al regolamento, si iscrive alla divisione regionale addirittura con due formazioni, Abruzzo A e Abruzzo B, una in maglia bianca e l’altra azzurra. Per risalire di categoria però bisogna aspettare il 1932, quando per la prima volta la squadra si chiama semplicemente Pescara, perché la sezione di football si stacca dall’AS Abruzzo e diventa AC Pescara. Tuttavia le maglie, forse per distinguersi dal biancazzurro dell’Abruzzo, sono rossoblù, come la principale rivale regionale che emerge in questi anni, Aquila.

I due club sono le uniche abruzzesi a militare in terza serie e a lottare per l’accesso in B: l’impresa riesce ai rossoblù aquilani negli spareggi del 1933-’34, che invece bocciano i rossoblù adriatici. Dopo un’altra stagione non eccellente, inizia il biennio nero: nel 1935-’36, a calendari già compilati, la società si ritira; viene allestita in extremis la Puritas Pescara finanziata dall’omonimo pastificio, che con divisa gialla e azzurra si iscrive al campionato regionale marchigiano. Nel 1936-’37 invece non c’è traccia di Pescara nel torneo regionale di Prima Divisione abruzzese, come pure nei comunicati federali di fine stagione non c’è proprio traccia di una Seconda Divisione. Il 1937-’38 è invece certamente la stagione della svolta: si costituisce la Società Sportiva Pescara, sempre sotto il diretto controllo della politica locale, che adotta maglie a strisce bianche e azzurre orizzontali, che dopo una stagione diventeranno verticali.

Il Pescara comincia dalla divisione regionale marchigiana, perché il Direttorio abruzzese non è sicuro di organizzare il campionato e, quando lo fa, la società adriatica vi iscrive la squadra riserve. Nasce così, nel 1937-’38, il mito della “Strapaesana”, che sale subito in Serie C, e di lì a poco, nel 1940-41, guadagna la prima storica promozione in B.

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