Sarra: «Escluse le cose che ho scelto di fare» 

Una grande personale delle opere dell’artista abruzzese al Mattatoio di Roma da oggi fino al 17 maggio

Un'esposizione ponderata e significativa capace di esporre alcuni degli aspetti più profondi della ricerca di Sergio Sarra, artista - che vive e lavora fra Roma e l'Abruzzo - annoverato fra i migliori nomi del contemporaneo italiano, classe 1961, impegnato come docente alla Accademia di Belle Arti dell'Aquila prima e oggi di Roma. Con il titolo "Escluse le cose che ho scelto di fare", Laura Cherubini cura questa importante mostra nella Capitale, che inaugura oggi alle ore 19 e sarà visitabile fino al 17 maggio 2019, negli spazi del Mattatoio (Padiglione 9B -piazza Orazio Giustiniani 4) aperti dal martedì alla domenica dalle ore 14 alle 20. Promossa da Roma Capitale, Azienda Speciale Palaexpo e Banca di Credito Cooperativo di Roma, sarà presentata da Luca Bergamo, vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale, e Cesare Maria Pietroiusti, presidente dell'Azienda Speciale Palaexpo, presenti l'artista e la curatrice.
«Il titolo della mostra», spiegano le note di presentazione, «sottolinea l’impossibilità per l’autore di determinare in anticipo la riuscita di un’opera ed è anche una dichiarazione che rivela l’approccio creativo dell’artista. Sarra concepisce infatti il progetto come una raccolta di lavori in dialogo tra loro e con gli storici ambienti del Mattatoio. Le opere indagano i temi su cui verte la ricerca dell’artista da alcuni anni, quali paesaggi, figure e volti, architetture prismatiche». Lo si comprende dal fondamentale testo che accompagna la mostra, firmato da Laura Cherubini, che prende ad esempio anche la recente installazione dell’artista nella nostra regione, all'Abbazia di Propezzano, curata nell'estate 2018 da Giorgio D’Orazio. A tenere insieme un corpus di opere così vario è un’iconografia basata sulla composizione di carattere metafisico, resa attraverso il disegno che non segue criteri narrativi, ma piuttosto automatici e sensoriali, precisa ancora Laura Cherubini, autrice del catalogo che accompagna l'esposizione, edito da Edizioni di Comunità (pagine 128, italiano/inglese) con testi della curatrice, di Pietroiusti e dello stesso Sarra, tradotti da Angelica Federici, una raffinata pubblicazione che pone un nuovo accento sul percorso creativo di Sergio Sarra. La mostra ospita così 22 dipinti, tra i quali Psychedelic garden (studio n. 8) (2008), Impegno controvoglia (2010), la serie icebergs (2016) e gli inediti Face (2018), Portrait of Bob and Roberta Smith (2019), Female Figure (2019), Elisabetta (2019). I quadri sono leggermente inclinati rispetto alla superficie della parete, poiché montati con l’antico e accademico sistema a corde. Sono, inoltre, esposti due Tavoli-Vetrina (2019) contenenti una serie di disegni e l'installazione Frontbencher (2019) composta da un muro basso in multistrato di pioppo, al quale sono addossati quattro vetri dipinti (due per parete), poggiati a terra e attraversati dalla luce bianca dei tubi al neon industriali: il muro fa da diaframma fra le quattro opere, impedendone la contemporanea visione d’insieme. Completa poi l’ambiente una scultura a torre - Prismatic Sculpture (2019) - in truciolato di legno, materiale fortemente simbolico per l’artista.
È utile, come vademecum per una visita ragionata, leggere quanto scrive a proposito del lavoro dell'artista, Laura Cherubini nel 2018: «Sergio ha lavorato come sempre indirettamente, lateralmente al tema, evocando luoghi attraverso un passaggio più che metafisico, autobiografico… Gli ambienti con la libreria, la scrivania, la finestra… hanno concomitanze architettoniche. La pittura, il colore diluito, va a riempire gli spazi tra le linee del disegno. I dipinti presentano pentimenti, cancellazioni… È un disegnato stratificato, dal vero, dove le tracce precedenti non si cancellano mai del tutto…».
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