Una veduta della piana del laghetto con cavalli

"ALTITUDINI"

Sul massiccio dell’Ocre calpestando terra rossa 

Il massiccio del Monte Ocre (Velino-Sirente) fa parte della mia vita da 31 anni e cioè da quando affacciandomi alla finestra di casa lo vedo lì, imponente e molto esteso. Con i suoi 16 km di lunghezza, il crinale domina la mia visuale dall’Aquila a Sud-Est: lo vedo raggiungere le quote più elevate con il Monte Ocre, il Monte Cagno e i Monti di Bagno e poi lo seguo mentre degrada verso un ripetitore di onde elettromagnetiche, che a L’Aquila chiamiamo “tabellò”.
Ho gironzolato un bel po’ sulle sue creste e oggi vi porto a 2.077 metri sulla cima dei Monti di Bagno, partendo da Casamaina (AQ). Sulla Ss 584, 2 km dopo il paese verso Nord, si comincia a salire sulla sinistra percorrendo una carrareccia (sentiero 108, 1.500 metri di altitudine). Dopo 3 km facili e ombreggiati si arriva ad un fontanile con stazzi (Fonte Fontizio, 1.605m) dove a Sud ci si affaccia sul paese di Casamaina e tutt’intorno si ergono le elevazioni del massiccio del Monte Ocre, tra le quali la bella e triangolare vetta di Fossa Palomba. Si prosegue sulla carrareccia (sentiero 7A) che si muove verso Sud-Est su facili e verdissime pendici piene di bellissimi asfodeli.

Terre rosse e la cresta del massiccio del Monte Ocre

Dopo altri 2,5 km di cammino in leggera salita, la terra tutt’intorno si colora di rosso e lo sarà per più di qualche chilometro: si tratta di affioramenti di bauxite che danno al terreno il caratteristico colore. Giunti a 1.800m ad un intaglio roccioso, si apre uno spettacolo stupendo ad oriente: un immenso altopiano rosso dove scorgiamo il magnifico crinale che raggiungeremo.
Si cammina in piano e la veduta alla nostra sinistra sorprende: si tratta di lunghe vallate colorate che non si immaginano se non si arriva fin quassù. Hanno nomi suggestivi, Valle Santo Lago, Vallemara, e scorrono verdi e morbide fino a Lucoli, Roio, L’Aquila, costellate spesso di “laghetti” effimeri. Ma il meglio deve ancora arrivare: mentre raggiungiamo la salita che ci porta sul crinale del massiccio, a destra compare un pianoro con un laghetto e un piccolo rifugio pastorale.
Qui corrono liberi tantissimi cavalli e puledri giocherelloni che nitriscono di felicità. Il prato è verde intenso, pieno dei colori più disparati e quando salendo lo guarderemo dall’alto sembrerà un quadro impressionista dei più famosi. In breve si arriva sull’interminabile cresta che offre una visuale esaltante sull’Appennino, come se volassimo su tutto l’Abruzzo, compresi laghi e fiumi, città e paesi, montagne e pianure, valli e mare. L’obiettivo è vicino anche se, come quasi sempre, appare all’improvviso. Siamo in vetta dopo 9 km di cammino, a 2.077 m, ai piedi del Monte Ocre, con il capoluogo d’Abruzzo adagiato ai nostri piedi.
E chiudendo gli occhi vedo anche la mia casa e la finestra che affaccia proprio dove mi trovo. Il panorama è spettacolare: spazia nell’aria limpida e ci accompagna sulla ben delineata catena del Gran Sasso che degrada e risale sulla Maiella, in mezzo il mare. Scendiamo ora per la stessa via, lentamente a godere delle fioriture di alta quota, con il giallo dell’alisso e la draba, l’aria fresca, i suoni lontani, l’odore della nostra terra.
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