A Natale tanti paesi senza casette

Viaggio nei cantieri dei map e del progetto Case: corsa contro il tempo.

BARISCIANO. I sindaci erano stati facili profeti. Dopo che le agenzie avevano diffuso la reprimenda di Guido Bertolaso contro le ditte inadempienti sono andato a rileggermi un po’ di articoli usciti sul Centro fra ottobre e metà novembre. L’11 ottobre il titolo del nostro giornale era: Case di legno, tempi lunghi. E a seguire le dichiarazioni dei primi cittadini - da Barisciano a Fagnano - «molto preoccupati» e quasi certi che a Natale di map se se sarebbero visti pochi.

Ieri mattina - la sfuriata di Bertolaso era stata in qualche modo annunciata già la sera prima - sono salito in macchina e ho fatto un giro in alcuni cantieri, sia quelli del progetto Case che dei map. L’impressione immediata che si ha è che le casette di legno ancora in costruzione sono di fatto parenti poveri degli alloggi del «Case». Il primo cantiere dove sono andato è stato quello di Roio, a due passi dal santuario della Madonna. Lì il progetto Case è in via di completamento. Sulle strade interne c’è ancora fango e le betoniere sono continuamente in azione ma il grosso è fatto. Si stanno curando i dettagli. Sono tornato verso il piano. Fra Paganica, Onna e Bazzano sta sorgendo molto più che un quartiere provvisorio. Lo spazio occupato è enorme e entrando si ha la consapevolezza che lì sta nascendo qualcosa destinato a restare nel tempo. Sullo sfondo il centro storico di Paganica appare quasi in soggezione, ed è ancora in attesa dell’inizio di una lunga e complessa ricostruzione.

I cantieri dei map sembrano invece un po’ sotto tono. Certo non mancano camion, ruspe, operai indaffarati ma tutto sembra più precario. Forse a qualcuno non piacerà sentirselo dire però ci sono alcuni map che sono molto più vicini alle baracche che ho visto - ancora quasi trenta anni dopo il sisma del 1980 - alla periferia di Potenza.
L’occhio - anche attraverso le immagini tv - si era abituato a vedere quello che hanno realizzato le ditte della provincia autonoma di Trento (in particolare a Onna e Villa Sant’Angelo). Ma i villaggi con i map non sono tutti così. Sono andato a Barisciano. All’ingresso del paese mi ha atteso il sindaco Domenico Panone. Le case di legno sono a poche centinaia di metri dal centro storico. La prima cosa che chiedo a Panone è quante persone avranno la casa per Natale. Il sindaco mi guarda un po’ sconsolato e poi dice: credo poche.

In effetti basta uno sguardo per capire che le oltre cento famiglie che ora sono disperse negli alberghi o presso parenti dovranno attendere ben oltre le feste natalizie per tornare ad avere un tetto nel loro paese. Di fronte all’emergenza i giudizi estetici non contano, ma quello che vedo è una lunga sequela di abitazioni, una addossata all’altra. A fianco, divise da una strada larga qualche metro, altre 4 o 5 “file” di case, tutte uguali. Mi viene un brutto pensiero ma non lo scrivo perché in effetti non c’entra nulla. A Barisciano lavora una delle ditte prese di mira ieri da Bertolaso nel corso della conferenza stampa. I ritardi sono evidenti c’è poco da dire. La stessa cosa accade a Fagnano.

Il sindaco Mauro Fattore era stato forse fra i primi a lanciare l’allarme sui ritardi. All’inizio lo avevano preso per il solito brontolone. Poi i fatti gli hanno dato ragione anche se lui dice: «Avrei preferito sbagliarmi». Il sindaco di Poggio Picenze, Nicola Menna, è un po’ più fiducioso. Qualche problema c’è anche nel suo Comune ma spera di poter consegnare le prime case fra qualche giorno. Per le altre bisognerà aspettare un po’. Per molti sarà un Natale precario. E’ il tempo del terremoto.