La data della sepoltura può coincidere con il sisma del 1703

A Santa Maria Paganica spuntano i resti di due bimbi

L’AQUILA. I lavori di rimozione delle macerie della chiesa di Santa Maria Paganica hanno portato alla luce la stratificazione prodotta nel corso dei secoli, rendendo visibili le tracce di un’antica cappella. La struttura faceva parte del corpo originario della chiesa, ricostruita più volte in passato. Nel corso dei lavori sono stati trovati anche affreschi del Quattrocento all’interno della costruzione, per la quale si sta lavorando alla copertura provvisoria. E dalle macerie sono anche tornati alla luce i feretri di due bambini risalenti, secondo un primo controllo, al XVIII secolo. Un ritrovamento che però divide gli esperti.

A tal proposito non esiste ancora un pronunciamento ufficiale da parte dei tecnici della Soprintendenza. Se da una parte i feretri risalgono alla seconda metà del Settecento, nulla si può dire, circa la data della sepoltura, che potrebbe coincidere con l’evento sismico del 1703.
«Parliamo dei resti di una bambina di 4-5 anni e di un bambino appena nato», spiega Vincenzo Torrieri, l’archeologo che coordina le operazioni di rimozione delle macerie. «Adesso bisognerà fare una ricerca delle fonti storiche al fine di riuscire a dare un nome a questi due bimbi morti così prematuramente».

Il fatto che ci sia un archeologo a dirigere i lavori è significativo. «La rimozione e lo smaltimento delle macerie», hanno spiegato gli esperti, «è stata portata avanti come se nella chiesa fosse in atto uno scavo archeologico e da questa certosina attività fatta su 7 metri di macerie è venuto fuori materiale inedito». Materiale che sarà oggetto di una mostra tematica, sui reperti trovati nelle chiese di Santa Maria Paganica, delle Anime Sante e nella Basilica di Collemaggio. Ieri mattina il sopralluogo del vice-commissario delegato ai Beni Culturali, Luciano Marchetti, il quale non ha nascosto la soddisfazione per il lavoro di messa in sicurezza.

«I vigili del fuoco», ha spiegato indicando la volta ormai inesistente della chiesa, «hanno provveduto alla messa in sicurezza di tutta la parte alta per garantire il lavoro sulla pavimentazione. Se qualcuno si sta chiedendo perché puntelliamo tutto, è per fare della punta di volta un campione per gli interventi successivi». Di qui l’annuncio della copertura provvisoria, da realizzare in fibra «per evitare l’ulteriore deterioramento delle parti ancora in piedi». Di fatto, l’umidità e il freddo di questi mesi rischiano di compromettere il lavoro. Alcune aree, dopo le precipitazioni degli ultimi giorni sono parzialmente allagate.

«Quello di Santa Maria Paganica è stato uno degli interventi più difficili e delicati» ha confermato il direttore regionale dei vigili del fuoco Giuseppe Romano. Comunque un aspetto positivo è che il pavimento è stato interamente liberato e che, entro 15 giorni, anche la rimozione delle macerie sarà completata. Marchetti, accompagnato nel sopralluogo dal commissario straordinario, Gianni Chiodi e dall’assessore comunale ai Beni culturali, Vladimiro Placidi, ha anche assicurato che «il centro storico non sarà dimenticato».

Nessuno, però, si è pronunciato sui tempi del recupero della chiesa, «una situazione troppo compromessa per una stima attendibile». Quanto ai fondi necessari, si è azzardato una cifra non inferiore ai 10 milioni di euro. L’assessore Placidi, definendo il «ministero un po’ assente» ha giudicato opportuno realizzare un piano ad hoc per i Beni culturali. Oppure un concorso di idee.

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