Accord, dopo i sigilli bloccato il piano delle riassunzioni

Cresce la preoccupazione dei lavoratori da ricollocare Ciuca (Uilm): timori per i tempi di questo ennesimo stop

L’AQUILA. Una storia infinita, quella che vede protagonisti gli ex lavoratori del polo elettronico. Dopo 5 anni di attesa, in 11 sono rientrati nello stabilimento dell’Accord Phoenix e altre 35 assunzioni sarebbero dovute scattare dal 9 gennaio, per arrivare a 60 a giugno. Poi, nel 2018, il raddoppio della linea produttiva, per completare la pianta organica di 129 persone. Ma il piano delle riassunzioni si è bloccato, dieci giorni fa, con il sequestro del sito da parte della Guardia di Finanza, disposto dal sostituto procuratore della Repubblica Roberta D’Avolio. Nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reati ambientali, sono finiti il presidente del consiglio di amministrazione e rappresentante legale dell’azienda, l’imprenditore anglo-indiano Ravi Shankar, il direttore generale Francesco Baldarelli e il responsabile della produzione della società, il danese Jorgen Hansen. I vertici dell’Accord Phoenix hanno da subito dichiarato di essere a disposizione per chiarire la problematica e, nel caso, per predisporre correzioni nelle procedure ambientali, con l’obiettivo di tutelare l’occupazione. Ma sindacati e lavoratori temono tempi molto lunghi. Attualmente sono aperti solo gli uffici: i 23 dipendenti – 11 provenienti dal bacino dell’ex polo elettronico e 12 esterni – ieri sono rientrati al lavoro, dopo qualche giorno di ferie. Con lo stabilimento fermo per i sigilli posti dalle Fiamme gialle, il personale sarà impegnato in corsi di formazione. Nessuna notizia sulle nuove assunzioni che erano state programmate per l’inizio dell’anno. E a marzo scadono anche le ultime mobilità. I rappresentanti sindacali, che già nei mesi scorsi avevano espresso critiche sulla gestione aziendale, hanno disertato la riunione convocata all’indomani del sequestro dello stabilimento e attendono di sedersi a un tavolo istituzionale, per fare chiarezza sulla vicenda.

«Purtroppo, tra i lavoratori in attesa di essere ricollocati, c’è una grandissima preoccupazione», spiega il segretario della Uilm Clara Ciuca, «e sicuramente l’insediamento in città di questa nuova realtà industriale sta riservando continui colpi di scena. Al di là delle ipotesi di reato, che non conosciamo, se non attraverso la stampa, e di cui deve occuparsi la magistratura, resta l’amarezza per come finora è stata condotta quest’operazione, tra ritardi e intoppi, che non abbiamo esitato a denunciare. I timori più grandi riguardano i tempi di quest’ennesimo stop, che ci auguriamo venga risolto subito. Il nostro obiettivo è garantire l’occupazione e crediamo che tutti i soggetti coinvolti, istituzioni incluse, debbano mettere al centro proprio loro, le tante persone che nell’Accord Phoenix hanno riposto le loro speranze lavorative. Se dovessero passare mesi, prima di sbloccare la situazione», conclude Ciuca, «allora il dramma occupazionale diventerebbe insostenibile». La Finanza ha contestato una presunta attività illecita di gestione di rifiuti e la mancanza di alcune autorizzazioni.

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