«All’Aquila corruzione fisiologica»

Il saluto del questore Rizzi trasferito a Palazzo Chigi: «Occhio ai soldi della ricostruzione che generano appetiti»

L’AQUILA. Se ne va con un paio di gemelli da polso, un portafortuna «e mille talleri in più» – con dotta citazione del filosofo Kant che nel suo esempio si fermava a cento – che per lui rappresentano il patrimonio accresciuto nel lavoro di squadra fatto ogni giorno. Dalla trincea ai palazzi del potere, cioè dall’Aquila a Palazzo Chigi, dove dirigerà l’ispettorato di pubblica sicurezza e dove, promette, continuerà a dare una mano alla città in cui ha operato negli ultimi due anni.

Il questore Vittorio Rizzi ha voluto tutti attorno a sé nel giorno del congedo. Preceduta dal precetto pasquale, officiato dal cappellano, canonico Carmelo Pagano Le Rose, la giornata del congedo prosegue al buffet.

Il questore (da lunedì al suo posto arriva Alfonso Terribile) lascia con rammarico. «Traccio un bilancio positivo: è stata un’esperienza straordinaria in questi due anni in cui abbiamo ricostruito la questura che non è solo il luogo fisico dove i poliziotti lavorano ma è la casa della polizia. Condividere il medesimo tetto e spazio significa condividere le stesse emozioni e speranze. Come ho scritto a tutti i poliziotti, abbiamo ricostruito non solo una questura ma la cattedrale fatta di rapporti interpersonali dando il nostro contributo alla ricostruzione sociale. Con la città ho avuto un rapporto umano straordinario grazie alle mille iniziative che la polizia ha portato avanti. Ho conosciuto gente di un orgoglio e di una fierezza straordinari. Sono orgoglioso di sentirmi parte di questa città che ha ferite importanti che hanno riflessi nell’attività investigativa. Penso alla ricostruzione: la città merita che sia realizzata in maniera sana. Penso anche ai problemi del degrado, della movida, dello spaccio. Tutti fronti sui quali, sia come prevenzione sia come repressione, la polizia ha dato un contributo importante. Sulla percezione della sicurezza non c’è un prima e un dopo. Il sentimento di fiducia va rinnovato quotidianamente senza distrazioni. Bastano pochi minuti di disattenzione perché il livello diminuisca. Occorre continuare la ricostruzione sociale. La polizia ha il dovere e l’impegno di condurre la relazione coi cittadini come forza civile, aprendo le porte di questa che non è una caserma ma una questura. Qui hanno funzionato bene le relazioni istituzionali e i rapporti con le altre forze. L’emergenza principale è vigilare sulla ricostruzione. Soldi ne sono arrivati e altri ne arriveranno, il che rappresenta una tentazione per il mondo della corruzione e della criminalità. La città è attrezzata per difendersi. Le indagini condotte hanno evidenziato fragilità e momenti di corruttela fisiologici guardando il panorama nazionale. Non ho rimpianti. Lascio una città più ricostruita, ho visto i cantieri e ora rivedo i palazzi, e con meno solitudini».

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