Alloggi provvisori post sisma, il Comune dell'Aquila nei guai

Consumi, l’Enel ha ceduto il credito a Banca Farmafactoring Parte un decreto ingiuntivo da quasi 800mila euro

L’AQUILA. Un altro decreto ingiuntivo nei confronti del Comune. Stavolta a battere cassa è la banca Farmafactoring spa, alla quale Enel ha ceduto il credito vantato nei confronti dell’amministrazione per una parte di consumi, non ancora saldati, del Progetto Case. La somma dovuta ammonta a 747.773,03 euro, oltre agli interessi legali già maturati, e quelli in corso di maturazione. Contro il decreto ingiuntivo la giunta comunale lo scorso 11 novembre ha autorizzato l’amministrazione a resistere in giudizio, dando mandato ai professionisti dell’avvocatura di sostenere le ragioni dell’ente contro il decreto di Farmafactoring spa. «Una cessione di credito», spiega la dirigente, Enrica De Paulis, «che il Comune non ha mai autorizzato. Tra l’altro di quella somma era già stata pagata una parte». I quasi 800mila euro del nuovo decreto ingiuntivo si vanno ad aggiungere ai 9 milioni che Enel ha già ceduto a Banca Sistema, costringendo il Comune a negoziare un piano di rientro che prevede il pagamento di rate pari a 271mila euro al mese. Nel frattempo, altre morosità si sono aggiunte a quelle precedenti, e il Comune è sempre più indebitato con la società che gestisce le reti del gas e dell’energia elettrica, che continua a cedere crediti a organismi che si occupano di “factoring”. Si tratta di un meccanismo disciplinato dalla legge 52 del 21 febbraio 1991, che ha introdotto la normativa della cessione dei crediti di impresa. Nel caso ci sia di mezzo un ente pubblico, la legge prevede che la cessione debba essere autorizzata dal debitore, in questo caso il Comune. Ed è puntando su questa norma che l’amministrazione ha deciso di resistere per ottenere la sospensione del decreto ingiuntivo. Non è la prima volta che Enel mette in cantiere un’operazione del genere. Dopo Banca Intesa, infatti, ha ceduto a Ifis crediti per 1,4 milioni. I consumi del Progetto Case rischiano di trasformarsi, e in parte lo sono già, in un pozzo senza fondo per le casse dell’ente.

Il Comune finora li ha calcolati sulla scorta dei metri quadrati degli alloggi, incurante delle proteste degli assegnatari, che invece volevano la fatturazione individuale in base alla lettura dei contabilizzatori, almeno per quanto riguarda il gas. L’ultima ondata di conguagli ha scatenato forti reazioni, tanto da spingere circa 400 famiglie a fare ricorso. Inizialmente il Comune ha giustificato il calcolo a metro quadro sostenendo che la maggior parte dei contabilizzatori fosse fuori uso, tanto da non essere in grado di sostenere la spesa milionaria per la loro sostituzione. Di recente, invece, ha avviato la lettura dei dispositivi per la rilevazione individuale. E lo scorso 11 ottobre, è spuntata anche la determina con la quale è disposto l’affidamento alla ditta Due C Impianti srl degli interventi di «verifica funzionale, fornitura e installazione dei misuratori danneggiati». La ditta si è aggiudicata l’appalto quale migliore offerente per un importo di 152mila euro, compresi i duemila euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso. La base d’asta era di 200mila euro. Nel frattempo, gli assegnatari si sono organizzati, dopo l’ultima ondata di conguagli, in un ricorso collettivo. Moltissimi cittadini hanno già annunciato di non voler pagare le bollette inviate l’estate scorsa, circostanza che metterebbe davvero in difficoltà il Comune. «Sì», dice l’assessore Giovanni Cocciante, «il Comune è in sofferenza, anche se abbiamo avviato una forte azione di recupero crediti che sta dando i suoi frutti». La morosità, attualmente, viaggia intorno al 25%. «Comunque» aggiunge l’assessore, «non riusciamo a pagare tutto. Certo, la gente soffre, ma noi non possiamo andare davanti alla Corte dei conti perché c’è chi non paga le bollette».

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