Amiternum, città romana e poi medievale

La novità dalle ultime campagne di scavo. Il professor Redi: c’era ancora quando è nata L’Aquila

L’AQUILA. Non solo una città romana, ma anche medievale. È l’inedito volto di Amiternum che emerge dalle ultime campagne di scavo condotte dallo staff del professor Fabio Redi, docente di Archeologia medievale dell’Università dell’Aquila. Le indagini erano partite già due anni fa, quando era stata trovata una necropoli medievale all’interno dell’antica città: una ventina di sepolture risalenti al XIII secolo. Dell’anno scorso, invece, il rinvenimento della cattedrale di epoca longobarda, risalente al VII secolo, nella zona dell’anfiteatro romano. «Lo scavo degli ultimi giorni ha dimostrato che la cattedrale longobarda era stata preceduta da altri due luoghi di culto, uno di V e l’altro di VI secolo, costruiti su un’antica domus romana», spiega Redi, «questo testimonia come l’ipotesi, sostenuta per anni da diversi storici, che Amiternum fu distrutta nell’alto medioevo, non è corretta. Dopo una battuta d’arresto tra il 950 e il 1050, X-XI secolo, la città ha poi continuato a vivere oltre la data di fondazione dell’Aquila (1254)». L’esistenza della basilica rinvenuta è attestata indirettamente soltanto in alcuni testi antichi che parlano di vescovi della città dal IV-V secolo e di una chiesa dedicata a Santa Maria. Nei pressi dell’anfiteatro c’è un boschetto che viene chiamato appunto Campo Santa Maria. «In questa zona sono stati trovati tre edifici che si sovrappongono l’un l’altro, appartenenti al V, al VI e al VII secolo. Rappresentano la cattedrale di Santa Maria di Amiternum nelle varie fasi storiche», continua il docente. «La cattedrale più antica è anche la più piccola, a una sola navata. L’abside era rivolta verso nord-est e dentro è stata rinvenuta anche una piccola vasca a immersione di coccio pesto, forse un fonte battesimale», prosegue Redi. «Un altro edificio insiste sopra a questo trasversalmente, con abside rivolta verso nord-ovest e al centro una grande vasca circolare, dentro al cui canale di scolo c’era una moneta di Atalarico del VI secolo. A fianco a questo edificio c’è una struttura produttiva probabilmente fusoria, in cui dovevano essere realizzate le campane per la chiesa. Infine, abbiamo trovato un edificio in asse con quest’ultimo più spostato verso San Vittorino e le catacombe, a sud-est, con una grande abside, a tre navate con colonne, ristrutturato nella parte del coro durante l’VIII-IX secolo e con una ricostruzione risalente all’XI secolo, successiva probabilmente all’abbandono della struttura nel X secolo». Dall’850 circa, dopo la morte di San Cetteo, vescono di Amiternum, ucciso dai longobardi, la chiesa da cattedrale si trasforma in pieve (chiesa rurale con annesso battistero), e Amiternum diventa territorio diocesano di Rieti. «La città che doveva fare da contorno alla cattedrale era probabilmente destrutturata», conclude il professore, «fino al XIV secolo ad Amiternum comunque c’è una continuità di vita. È dunque possibile che sia stata abbandonata definitivamente solo dopo la costruzione dell’Aquila».

Michela Corridore

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