Ance capofila della rivolta «Persi mille posti di lavoro» 

Le associazioni di categoria riunite per stilare un programma comune di rilancio Cicchetti: «Il numero raddoppierà se non si sbloccano i pagamenti alle imprese»

L’AQUILA. Mille posti di lavoro già persi nell’edilizia, negli ultimi due anni. Altrettanti a rischio, nei prossimi mesi, se non si sbloccherà lo stallo degli Uffici della ricostruzione. Nessun investimento industriale , capannoni vuoti ridotti a magazzini e un’emergenza su tutte: il lavoro che manca. Il territorio grida aiuto. Chiama a gran voce il governo e spinge per nuovi strumenti come la Zona economica speciale (Zes), l’unica in grado di creare posti di lavoro.
Stavolta la politica è rimasta fuori: intorno a un tavolo, nella sede dell’Ance, si sono riunite tutte le associazioni produttive e datoriali, gli ordini professionali e le organizzazioni sindacali. La preoccupazione è grande, non solo in relazione al settore edile, che rischia il tracollo, ma per tutto il comparto economico. Un fronte granitico, pronto a lanciare la sfida del marketing territoriale per attrarre investimenti e rilanciare le aree produttive. E se la mancanza di “una leadership economica”, com’è stata definita, è il tallone di Achille da sanare, la stoccata più forte è per le banche «che hanno preso moltissimo dal territorio senza lasciare nulla». «La preoccupazione maggiore è per il dato occupazionale», afferma Adolfo Cicchetti, presidente dell’Ance della provincia dell’Aquila. «L’edilizia ha perso mille posti, nell’ultimo biennio. Altrettanti sono in bilico, a causa del mancato pagamento degli stati di avanzamento lavori da parte dell’Usrc, che rischia di inficiare un progetto industriale, che avrebbe riverberato benefìci sull’intera economia locale. Gli imprenditori edili si sono strutturati dando occupazione e la situazione attuale non lascia tranquilli, anche in previsione degli adempimenti fiscali e contributivi di fine anno, oltre ai rapporti che ogni singola azienda intrattiene con gli intermediari finanziari». L’Ance teme che venga bruciato un altro migliaio di posti di lavoro.
«Rimettere al centro della discussione il lavoro», la strada indicata da Ezio Rainaldi, delegato Confindustria alla ricostruzione. «In modo coeso, faremo pressione sul governo: il territorio aquilano ha ancora bisogno di deroghe alle normative vigenti, negli appalti pubblici come in altri settori. Mancano le infrastrutture, le industrie, mentre le piccole e medie imprese sono in sofferenza. L’applicazione della Zes consentirebbe, con l’utilizzo dei fondi del 4%, di attrarre nuove aziende. Vanno bene ricerca e sviluppo, ma serve costruire un indotto per far muovere l’economia». Infine, le banche «che hanno fatto solo raccolta in città», il richiamo di Rainaldi, «senza dare un euro alle piccole e medie imprese, né finanziare un solo progetto».
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