Anime Sante libere dalle macerie

Chiesa verso la riapertura, ma per il restauro si aspettano i soldi francesi

L’AQUILA. Le «ferite» più superficiali sono state ricucite con delle bende metalliche, quelle più profonde verranno coperte con dei teli e transennate. Un po’ malconcia, ma forse proprio per questo ancor più preziosa: la chiesa delle Anime Sante verrà presto riaperta al pubblico. È la prima nel cuore della città storica, in piazza Duomo. Dopo la rimozione delle macerie all’interno della struttura, nei giorni scorsi si è operato sull’abside che fin dal 6 aprile è diventata il simbolo del sisma.

Il primo intervento, dunque, quello di messa in sicurezza, è terminato: «Si può ora entrare nella struttura senza caschetto», come evidenzia il vicecommissario della Protezione civile con delega ai beni culturali, Luciano Marchetti. Qualche giorno ancora e la città vedrà ripetersi il «miracolo-Collemaggio»: quello che ha lasciato tutti a bocca aperta e con le lacrime agli occhi la notte dello scorso Natale, quando la basilica cittadina è tornata a essere per la prima volta fruibile, a seguito dei lavori di messa in sicurezza.

«Riaprire le Anime Sante è il modo di riprendere un altro pezzetto di centro», continua Marchetti, «anche se certo non sarà la stessa chiesa del 5 aprile». All’interno della struttura, infatti, ci sono molti danni, ferite solo in parte sanabili. Il crollo della cupola e della lanterna che poggiava su di essa - ripreso in diretta dalle tv di tutta Italia - ha aperto in corrispondenza dell’altare maggiore una voragine di circa un metro sotto al pavimento. «Proprio quella parte sarà transennata», spiega Marchetti, «ma la navata sarà resa fruibile a breve. Il parroco ci ha anche chiesto la possibilità di allestire un altare provvisorio, in modo tale che sia possibile svolgere almeno le funzioni domenicali».

I lavori sono iniziati già da diversi mesi. L’intervento è stato predisposto in più fasi: la cerchiatura delle murature; l’irrigidimento e il consolidamento delle parti lesionate tramite l’inserimento di telai in acciaio in corrispondenza delle finestre e degli squarci seguiti ai crolli; la realizzazione di una struttura di appoggio (ombrello a tronco di piramide a base ottogonale) per il sistema di puntellamento interno delle murature e della volta e l’installazione della struttura di copertura, una sorta di cappello in materiale ultraleggero che ha preso il posto dell’intera cupola.

Adesso si attende la seconda fase d’intervento: il restauro. «Perché questo prenda il via sarà necessario ricevere i finanziamenti promessi dalla Francia, circa tre milioni di euro», continua il vicecommissario Marchetti, «si tratta della metà dell’importo necessario al restauro, l’altra metà dovrà essere finanziata dal governo italiano. Ma non sappiamo ancora quando questo avverrà. Intanto, se andrà in porto l’accordo con la Francia, potremo almeno iniziare la progettazione degli interventi. Per il resto i tempi saranno lunghi: almeno tre anni di lavori».