APPALTI E TERREMOTOL’appunto che ha ingannato Letta

Appalti, il sottosegretario scivola su informazioni confuse e incomplete

L’AQUILA. La “gelatina” che ha soffocato il G8 della Maddalena e ora rischia di soffocare la ricostruzione dell’Aquila alligna anche nella prosa dei solerti funzionari che il sottosegretario Gianni Letta ha messo al lavoro per assicurarsi che nessuno degli imprenditori che avevano riso la notte del 6 aprile 2009 faccia affari nel capoluogo abruzzese. “Gelatina” è il termine usato dalla procura di Firenze per descrivere l’intreccio di politica e affari cresciuto all’ombra della Protezione civile.

Gelatinoso è l’«appunto» che Letta ha trovato sul tavolo di palazzo Chigi e che giovedì ha girato alla presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane per rispondere all’«accorato» appello della presidente contro «gli sciacalli» e per documentare e giustificare l’incredibile infortunio politico nel quale è incorso.

L’appunto appare costruito, per scienza o imperizia, per confondere e nascondere. Confondere il destinatario, nascondere l’essenziale. In fondo è lo stesso Letta ad ammetterlo quando confessa di essere stato «informato male» sugli appalti post-sisma, e che era inesatta quella sua frase improvvisa e non richiesta pronunciata all’Aquila il 12 febbraio scorso durante un incontro in Finmeccanica («Nessuna di quelle persone, nessuna di quelle imprese, ha messo mai piede a l’Aquila né ha avuto un euro di lavori nella prima fase e né l’avrà nella seconda. Questo grazie alla gestione oculata di Guido Bertolaso»).

Poi Bertolaso ha ammesso che qualcosa gli era sfuggito. Alla Maddalena e probabilmente anche all’Aquila. E Bertolaso, che conosce le calamità naturali e sa affrontarle, ha detto di sentirsi «un alluvionato». Letta, per corrergli in soccorso, perché questo è il senso dell’intervento all’Aquila (è stato il sottosegretario a presentare Bertolaso a Berlusconi), si è ritrovato anche lui in acque difficili, «in un periodo particolare», ha scritto alla Pezzopane.
Eppure sarebbe bastata una lettura più attenta dell’appunto vergato dai suoi uffici per evitare al prudente sottosegretario un’esternazione così intempestiva.

Le prime due cartelle sono una piana e burocratica elencazione della «puntuale attivazione di ogni misura idonea ad assicurare la massima e totale trasparenza» sulla selezione delle imprese. L’appunto fa riferimento al sito internet del dipartimento della protezione civile ma soprattutto ai ripetuti servizi del Centro che «ha pubblicato nelle edizioni del 21 e 22 ottobre 2009 l’elenco completo delle 117 imprese capofila e delle 762 imprese subappaltatrici» del progetto CASE. Sempre al Centro si fa riferimento riguardo alle notizie pubblicate sulle «attività di controllo e monitoraggio» del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere. Gli uffici di Letta si soffermano poi sulla procedura pubblica di apertura delle buste per concludere che, riguardo alle imprese del G8 della Maddalena, «nessuna delle imprese che ha avuto incarichi nei predetti lavori è intervenuta per i lavori assegnati a cura del dipartimento della Protezione civile». Quest’ultima frase è indicata in caratteri neri e ben evidenti per dare modo al lettore di fermare la propria attenzione.

Ma questa è una finta conclusione che nasconde una coda velenosa. Perché l’ignoto estensore dell’appunto riprende informando Letta che una delle ditte finite sui giornali per l’inchiesta di Firenze, la Btp, «ha partecipato a una sola gara comunitaria per la progettazione e realizzazione» della scuola Carducci dell’Aquila, in associazione temporanea d’impresa con la Cpa di Martinsicuro e la Vittorini costruzioni dell’Aquila. La stessa Btp, conclude l’appunto, «risulta far parte del Consorzio Federico II, che ha inviato una propria lettera di presentazione al Dipartimento della Protezione civile» il 18 gennaio 2010, «senza ottenere alcun affidamento». È questa la gelatina che tutto confonde e nasconde: a un’affermazione decisa («nessuna delle ditte»), segue una precisazione che la mina alle radici. Al lettore attento appare chiaro che quelle ditte all’Aquila ci sono state davvero (la Btp l’appalto l’ha vinto ma l’appunto non lo precisa) e in qualche modo hanno lavorato, come ha documentato Il Centro. E appare evidente che nel contesto aquilano, dove operano singole imprese ma anche consorzi e associazioni temporanee di imprese, fare chiarezza non è semplice né agevole.

Perché Letta non ha notato queste contraddizioni? Per l’inconscienza che anima chi corre in soccorso dell’amico? Chi ha seguito il giornalista Letta nelle tribune elettorali degli anni Settanta ha certamente notato l’atteggiamento ossequioso di fronte anche ai meno raccomandabili tra i politici dell’epoca. Non era piaggeria. Era la convinzione elitaria e tutta lettiana di vivere comunque nel «migliore dei mondi possibili».