Appalti, Picchione nel mirino

Anticorruzione di Cantone censura la Soprintendente per l’attività svolta in Friuli

L’AQUILA. Non si è curata abbastanza dei “comandamenti” della concorrenza e della trasparenza amministrativa. E con le sue decisioni, censurate per l’appunto nel merito ma anche nel metodo (là dove ha prospettato una fretta poi smentita da tempistiche d’intervento non altrettanto rapide), ha messo indirettamente a nudo una serie di cose fatte male o meglio non fatte (come alcune manutenzioni strutturali già inserite in precedenti piani di cantiere e trasformate alla fine in opere straordinarie di massima urgenza) anche da chi era venuto prima di lei.

L’Anticorruzione di Raffaele Cantone contesta in modo radicale l’operato attribuito a Maria Giulia Picchione, nativa di Pizzoli, quand’era soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia. Ora Picchione è Soprintendente alle Belle arti con sede all’Aquila. A un anno dalla comunicazione di chiusura dell’istruttoria da parte dell’Ufficio vigilanza lavori dell’Authority, che allora presupponeva la possibilità per Picchione di replicare con controdeduzioni più un’eventuale audizione in prima persona, arriva la delibera finale del Consiglio della stessa Autorità nazionale, che boccia in sostanza il modo in cui l’ex soprintendente assegnò, tra fine 2012 e fine 2013, a una sola ditta specializzata in interventi di restauro monumentale (la Lepsa srl di Roma) quattro opere per quasi un milione di denaro pubblico. E i rilievi sono tali che nell’atto è previsto «di mandare la segnalazione del caso alla Procura della Corte dei conti».(p.r.)

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