sicurezza e controlli

«Appello L’Aquila»: no telecamere

Il movimento boccia la videosorveglianza del centro storico

L’AQUILA. «Le telecamere di vidosorveglianza sono una risposta di tipo repressivo». Lo sostiene in una nota la lista-movimento Appello per L’Aquila. «La giunta ha stanziato oltre 200mila euro l'anno per installare 42 telecamere in centro, insomma le controlla-movida, con l'intenzione di raddoppiare a breve per la bella cifra di 400mila euro l'anno. L'assessore Moroni afferma che è per “tutelare la sicurezza dei cittadini e dei beni monumentali”. Si potrebbe invece iniziare a ripristinare la pubblica illuminazione e controllare la tenuta dei puntellamenti, se di sicurezza si vuole parlare, in una città ancora pattugliata. La decisione è figlia del pensiero politico securitario che non pensavamo facesse parte del Dna delle forze politiche che compongono la giunta e che ha già fallito nelle altre città che lo hanno adottato. Denaro pubblico sacrificato per un'operazione di pura demagogia che non risolve alcun problema. Qqualche episodio di vandalismo c'è stato e comunque poco diverso da quello che è sempre successo negli anni. Ma vandalico è il degrado, la bruttezza con cui conviviamo da oltre tre anni, senza un’alternativa, senza una spinta a guardare oltre le macerie, a immaginare un futuro, una nuova città. Non tanto il brutto quotidiano, quanto la mancanza di ascolto, di partecipazione, di condivisione di sogni e speranze hanno prodotto noia, arroganza e alcool. Il nocciolo è questo: una città con un tasso di disoccupazione giovanile di oltre il 35%, tra i più alti, unito alla totale mancanza di spazi di aggregazione non può che produrre disagio. Le istituzioni devono offrire opportunità ai giovani, ascoltarli e coinvolgerli».