Arpa e Ama, tagli alle corse

Allarme Cgil: la provincia dell'Aquila perde 800mila chilometri

L'AQUILA. L'Arpa la chiama «riorganizzazione del servizio». Per la Cgil si tratta di «taglio indiscriminato». Dal primo aprile è prevista una riduzione delle percorrenze e delle corse per l'azienda di trasporto pubblico di 2 milioni e 500mila km, pari a 100 corse giornaliere e più di 30mila annue.

A farne le spese, secondo quanto sostenuto dai sindacalisti nel corso di una conferenza stampa, saranno soprattutto le province dell'Aquila e di Teramo. I sindacati chiedono un incontro urgente al presidente della Regione Gianni Chiodi. Le varie aziende di trasporto, come previsto nella legge di bilancio regionale, proprio in questi giorni stanno presentando i piani di riorganizzazione del servizio che, in concreto, si tradurranno in cancellazioni di corse extraurbane e urbane.

«In particolare, riteniamo inaccettabile il piano presentato dall'Arpa», dicono il segretario generale della Cgil dell'Aquila Umberto Trasatti e il segretario della Filt, la categoria dei trasporti, Domenico Fontana, «non solo per l'insostenibile taglio del servizio, ma anche per la concentrazione della misura sul territorio del capoluogo di regione. Per la provincia dell'Aquila, infatti, come anche per quella di Teramo, ci saranno più di 800mila chilometri di tagli: il doppio rispetto a quelli previsti per Chieti e Pescara. Il piano Arpa programma, tra l'altro la concentrazione dei tagli sul periodo non scolastico», continua Trasatti. «Se tale misura non venisse modificata si determinerebbe una rarefazione del servizio, che per molte realtà significherebbe il completo isolamento con la conseguente spinta all'abbandono di alcuni territori».

La situazione per il capoluogo colpito dal terremoto è ancora più grave per i tagli previsti anche dall'Ama (Azienda di mobilità aquilana), ugualmente rimarcati dai sindacalisti. Il piano di riorganizzazione dell'Arpa, inoltre, secondo la Cgil, comporterebbe una ripercussione immediata sugli organici dell'azienda.

«Per la legge finanziaria regionale, in controtendenza rispetto a tutte le regioni italiane, i dipendenti delle aziende di trasporto devono essere equiparati al pubblico impiego in violazione della contrattazione nazionale (scatti di anzianità, avanzamenti parametrali)», continua Trasatti. «Si determina, così, la possibile perdita del posto di lavoro per i contratti in scadenza».

Per questo motivo la Cgil chiede una revisione del piano «al fine di prevedere una drastica riduzione di tagli, una più equa ridistribuzione degli stessi tra i territori regionali, una rapida riorganizzazione del settore per l'eliminazione degli sprechi». La rimodulazione sarebbe possibile, per la Cgil, «visto che la conferenza Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 ha assegnato alle regioni, a livello nazionale, 400 milioni di euro da destinare specificatamente al settore, che ancora devono essere ripartiti e che non possono avere utilizzi diversi».

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