Arta, i dipendenti fanno causa per le funzioni di polizia giudiziaria

La qualifica era stata ritirata al personale ritenendo che fosse stata attribuita con procedura errata Chiesto al giudice del lavoro l’annullamento della revoca e il pagamento delle indennità arretrate

L’AQUILA. Molti dipendenti dell’Arta (Agenzia regionale tutela ambiente) hanno presentato ricorso al giudice del lavoro per riottenere le funzioni di polizia giudiziaria da esercitare nell’attività di prevenzione ambientale sotto l’egida della Procura.

Si tratta di un riconoscimento non solo di funzioni ma rilevante anche sotto il profilo economico visto che c’è in ballo un’indennità che poi si cumula per tutta l’attività lavorativa. Per cui, nel complesso, si tratta di somme ingenti.

Con il ricorso si chiede di annullare la deliberazione del direttore generale di Arta Abruzzo che ha tolto la qualifica. E, nello stesso tempo si chiede che sia ordinato alla stessa Arta di ripristinare la situazione precedente «attribuendo conseguentemente al personale dipendente individuato tramite la corretta procedura prefettizia la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria con il ripristino della corresponsione delle indennità relative, oltre quelle maturate dalla data della illegittima sospensione, ammontanti a 120 euro cadauno».

Il provvedimento che il ricorso vuole cancellare fa riferimento a un parere negativo del Consiglio di Stato aveva dato su una richiesta della Regione Lombardia.

«Al riguardo», si legge nel ricorso presentato dall’avvocato Carlo Benedetti, «la Regione Lombardia aveva autonomamente legiferato in materia di pubblica sicurezza (a differenza della Regione Abruzzo) attribuendo per legge direttamente, e non attraverso la procedura stabilita dalla legge. Sarebbe stato sufficiente per la Regione Lombardia, in luogo di legiferare sulla materia riservata in via esclusiva al potere legislativo statale, seguire come ha fatto in precedenza la Regione Abruzzo, la giusta procedura di legge. Tale norma attribuisce al prefetto il potere di stabilire, su proposta del presidente della Regione, quali dipendenti assumano la qualifica di polizia giudiziaria».

In sostanza la revoca è stata fatta seguendo quanto avvenuto alla Regione Lombardia dove, però, la qualifica era stata concessa tramite procedura sbagliata. In Abruzzo, invece, la procedura seguita è stata quella di fare riferimento al prefetto.

Un’udienza, davanti al giudice Anna Maria Tracanna, c’è già stata pochi giorni fa. Nelle prossime settimane verranno ascoltati come testimoni l’avvocato Maurizio Dionisio, che fu presidente Arta, e Romana Cialfi.

Si chiede, dunque, di sentire condannare l’Arta al pagamento delle spese oltre che degli arretrati.

Finora, secondo quanto si è appreso, non si è potuto avviare alcuna procedura di conciliazione che pure sarebbe stata invocata.

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