Associazione della solidarietà

Fondata da un gruppo di reduci della Grande Guerra, l’Ana è impegnata su più fronti

L’AQUILA. L’Associazione Nazionale Alpini è stata fondata a Milano da un gruppo di reduci della Grande Guerra desiderosi di vivere lo spirito di solidarietà e i valori condivisi durante i lunghi anni di trincea. Era l’8 luglio 1919 e fu l’inizio di una lunghissima marcia che dura tuttora. Il primo presidente fu Daniele Crespi.

Nel settembre del 1920 viene organizzato il primo “Convegno” di reduci sulla montagna che più delle altre era il simbolo del loro sacrificio: l’Ortigara. Ben presto, anche grazie alla crescente partecipazione, questo appuntamento degli alpini verrà chiamato “Adunata nazionale” e continuerà fino al 1940, con l’Adunata di Torino. La guerra era ormai alle porte: gli alpini saranno di nuovo sui vari fronti. Con la ricostruzione dell’Italia rinasce anche l’Associazione, che svolge nel 1948, a Bassano del Grappa, la prima Adunata del Dopoguerra.

L’Adunata nazionale rappresenta per gli alpini una grande festa, ma con momenti dedicati al ricordo dei Padri fondatori e dei Caduti. Sono significativi appuntamenti legati a una lunga tradizione che trova le radici nei valori fondanti della società, nel rispetto per le istituzioni, nell’attaccamento ai doveri, nella solidarietà.

Nel 2009 l’Ana ha festeggiato i 90 anni. Le celebrazioni hanno visto i Gruppi dell’Associazione sparsi in Italia e nel mondo issare il Tricolore: una cerimonia semplice ma piena di significato che, come ha sottolineato l’allora presidente nazionale Corrado Perona, “racconta la favola bella e vera della nostra famiglia alpina e del suo attaccamento ai valori lasciatici in custodia dai nostri Padri”.

L’ORGANICO. Al 2014 l’Associazione Nazionale Alpini presenta un organico di circa 364000 soci, con 81 Sezioni in Italia che si articolano in 4402 Gruppi. All’estero l’Ana è presente con 32 Sezioni, 6 Gruppi autonomi e 130 Gruppi nelle varie nazioni del mondo, dal Canada all’Australia. Ai circa 288000 soci ordinari si aggiungono circa 76.000 soci aggregati (di cui oltre 1000 “aiutanti”, che sono amici degli alpini particolarmente meritevoli e impegnati nella vita associativa).

LA PROTEZIONE CIVILE ANA. Il profondo sentimento di solidarietà dell’essere alpino ha avuto come espressione pratica la nascita dell’organizzazione della Protezione Civile Ana. Oggi essa conta 14000 volontari, divisi in quattro raggruppamenti; ma, potenzialmente, è formata da tante altre migliaia di iscritti che con il loro impegno hanno consentito alle Sezioni e ai Gruppi alpini di essere altrettanti punti di riferimento della comunità locale. L’Associazione ha saputo esprimere queste doti intervenendo in drammatiche circostanze, nazionali e internazionali, dal Vajont (1963), al Friuli (1976/’77), dall’Irpinia (1980/’81), alla Valtellina (1987), all’Armenia (1989), al soccorso e agli interventi in occasione del terremoto del 1997 in Umbria e Marche, all’Albania a favore dei kosovari (1999), alla Valle d’Aosta (2000), nel Molise (2002) e nell’Abruzzo terremotato (2009-2010), con 8500 volontari che hanno prestato 750mila ore di lavoro. A Fossa l’Ana ha costruito un villaggio di 33 case e una chiesa con annesso oratorio grazie alle offerte dei soci, di semplici cittadini e al contributo di vari enti e istituzioni.

Nel 2012 un altro intervento a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Pianura Padana dove sono intervenuti 6300 volontari in cinque mesi. Proprio in Emilia, nella zona terremotata di Casumaro, l’Associazione ha costruito una scuola materna.

Nelle prime settimane del 2014 i volontari sono stati impegnati in interventi d’emergenza connessi con il maltempo e le intense precipitazioni nevose in Liguria, Toscana, Emilia Romagna e nel Veneto.

ALL’ESTERO. Come segno di rispetto per i nostri alpini che non sono ritornati e nello spirito del ricordo e della solidarietà (“onorare i morti aiutando i vivi”, è il motto associativo) in due anni di lavoro 721 volontari suddivisi in 21 turni hanno costruito un bellissimo asilo a Rossosch, in Russia, dove era dislocato il comando del Corpo d’Armata alpino nel 1942. Analoga operazione, su richiesta del vescovo ausiliare di Sarajevo, monsignor Sudar, è stata condotta a termine nel 2002 per ampliare a Zenica (Bosnia) un istituto scolastico che ospita 800 studenti delle tre etnie: bosniaca, serba e musulmana.In Mozambico, nella provincia di Lalaua, dove nel 1993 gli alpini in armi parteciparono all’operazione umanitaria disposta dalle Nazioni Unite, l’Associazione ha costruito un collegio femminile, un centro nutrizionale di accoglienza per bambini sottonutriti e un centro di alfabetizzazione e promozione della donna. Un impegno che è continuato negli anni e che nel 2013 si è concretizzato con la donazione di una sala radiologica, trasportata dagli alpini in Mozambico e donata all’Ospedale di Monapo.

SEZIONE ABRUZZI. Scrive Giovanni Natale, presidente sezione Ana Abruzzi: «L’Adunata all’Aquila non sarà come le altre. Senza presunzione alcuna, infatti, posso affermare che resterà nel cuore di tutta la nostra grande famiglia alpina. Non troverete i fasti della splendida città che era L’Aquila ma troverete gru, palazzi in fase di ricostruzione, operai, anche macerie...; troverete gente ancora stanca per certi versi spaesata, sfinita, a causa dell’enorme disgrazia che ha colpito L’Aquila e i suoi dintorni. Ho voluto e sostenuto la candidatura dell'Aquila capoluogo di regione per far tornare il sorriso e la voglia di vivere a questa meravigliosa gente, un’iniezione di entusiasmo che noi alpini riusciremo a dare con la nostra generosità, umanità e allegria. E gli alpini saranno ripagati dagli abruzzesi con la gratitudine per quello che hanno fatto nel momento del bisogno: l’Abruzzo intero non potrà mai dimenticare tutto l’aiuto ricevuto. Gli aquilani non potranno dimenticare gli “alpini angeli custodi” che hanno asciugato le loro lacrime, hanno ricevuto un bicchiere d’acqua dalle loro mani, un pasto caldo, una parola di conforto. Chiedo sin d’ora scusa se ci sarà qualche disagio ma sono certo che tutti capiranno quanto sia stato difficile per questa nostra gente risollevarsi. “L’Aquila è viva anche se ferita” e presto tornerà a volare anche grazie a voi».

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