Atleta ingaggiato senza giocare indaga anche la Procura federale

Al vaglio l’ipotesi di illecito sportivo dopo il rinvio a giudizio del dirigente rossoblù Di Nicola Discussa davanti al gip la posizione dell’ex segretario Ranucci per il quale il pm vuole archiviare

L’AQUILA. Ci sono sviluppi in relazione al procedimento penale per truffa a carico del responsabile dell’area tecnica dell’Aquila calcio Ercole Di Nicola, uomo mercato del club rossoblù. Il procedimento penale vede imputato anche l’avvocato torinese Francesco Falanga. Entrambi compariranno in aula nel marzo del prossimo anno.

L’aspetto nuovo è che sulla vicenda, per quanto di sua competenza, la Procura federale della Figc ha avviato una propria inchiesta per verificare se possano esserci o meno degli illeciti sportivi. La prassi, in questi casi, prevede la richiesta degli atti da parte degli 007 federali agli uffici giudiziari aquilani che hanno ricevuto l’istanza. Nessuno, nemmeno gli stessi investigatori, sono in grado di prevedere se i possibili effetti di questo procedimento potranno riverberarsi o meno sulla società. Fermo restando che le contestazioni sono ancora ben lontane dalla dimostrazione sia in tema di giustizia penale che in tema di quella sportiva.

Sotto il profilo penale vi è stata l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione riguardante la posizione di Antonio Ranucci, ex dirigente rossoblù adesso nello staff del Grosseto. Nei suoi riguardi il pm non ha mosso contestazioni chiedendo l’archiviazione ma vi è stata opposizione da parte dalla famiglia del giovane calciatore che ha denunciato Di Nicola. Il giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha tenuto due giorni fa un’udienza sul caso e ora deciderà sul da farsi.

I fatti fanno riferimento al mancato tesseramento di un giovane albanese, Ruis Zenuni. Secondo la denuncia da parte della famiglia dello straniero sarebbero stati versati soldi per vitto, alloggio e trasferte senza che il calciatore sia sceso in campo.

Di contro si sostiene che il calciatore non è stato mai tesserato con L’Aquila per cui comunque l’illecito sportivo sarebbe insussistente. Secondo la difesa, inoltre, il tesseramento non ci sarebbe stato anche per intoppi legati alla nazionalità del giovane atleta, e non per cattiva volontà del club aquilano.

Va anche precisato che lo stesso Di Nicola ha assicurato, in più sedi, di non avere mai incassato assegni per lui e nemmeno per il club in riferimento a quei fatti che sono avvenuti due anni fa.

Sulla vicenda, tempo addietro, fu ascoltato dalla polizia giudiziaria come persona informata sui fatti l’ex presidente rossoblù Elio Gizzi.

Va inoltre precisato che il procedimento penale non tocca per nulla il sodalizio aquilano impegnato ai vertici del torneo di Prima divisione.

Incerti, ma comunque rapidi, i tempi di definizione dell’indagine di natura federale.

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