L’impegno di inner wheel per l’associazione camelot 

Autismo, una donazione per sostenere le attività

L’AQUILA. «Una prigione di cristallo» capace di intrappolare la persona e, con lei, tutta la sua famiglia. È così che nel 2014 il dottor Pier Carlo Morello ha descritto l’autismo nella sua tesi di...

L’AQUILA. «Una prigione di cristallo» capace di intrappolare la persona e, con lei, tutta la sua famiglia. È così che nel 2014 il dottor Pier Carlo Morello ha descritto l’autismo nella sua tesi di laurea. Nulla di nuovo in teoria, specie per chi la problematica la conosce da vicino ed è costretto a farci i conti tutti i giorni. Se non fosse che a dirlo è stato il primo laureato in Scienze umane e pedagogiche cui sia mai stata diagnosticata una grave forma di autismo. E lo ha fatto parlando a nome di coloro che ne condividono tutta l’incomunicabilità che esso comporta, solo una delle tante sbarre che separano chi ne è affetto dalla cosiddetta soglia di normalità.
All’Aquila, da un anno e mezzo a questa parte, il passe-partout di quella gabbia dalle mille serrature chiamata autismo sembra proprio avercelo l’associazione Camelot, che ha sede a Pianola, ma opera sull’intero territorio del capoluogo pur di favorire l’inclusione della neuro-diversità a tutti i livelli. E se ne stanno accorgendo in tanti, a cominciare dalle famiglie dei ragazzi, sempre più numerosi. Ma anche le istituzioni oltre che l’Inner Wheel, con quest’ultimo che ha voluto omaggiare il lavoro sin qui svolto dall’associazione attraverso una donazione andata in scena al Palazzetto dei Nobili nella giornata mondiale dell’autismo. All’appuntamento hanno partecipato la presidente di Inner Wheel L’Aquila, Giovanna Renzetti, la consigliera comunale di FdI Maura Castellani, la fondatrice dell’Associazione per l’autismo Camelot, Sara Salini, la direttrice del servizio di medicina legale Asl Patrizia Masciovecchio e la presidente della Società italiana di pediatria della regione Abruzzo Marisa D’Andrea. «Ricevere questa donazione è per noi un traguardo di enorme importanza, e averlo raggiunto in così poco tempo ha un sapore ancora più dolce», commenta Salini. «Uno dei club più importanti del territorio ci ha donato due dispositivi importantissimi per il nostro lavoro: si tratta di sofisticati software per il trattamento di disturbi dell’apprendimento e della comunicazione, sfide cioè che ci troviamo ad affrontare ogni giorno. Il mezzo tecnologico», spiega, «facilita e migliora i nostri interventi, permettendoci di incidere ancor più a fondo nel raggiungimento degli obiettivi». Mezzi tecnologici ad hoc, quindi, ma anche tante attività divise per fasce di età. «Da noi i grandi hanno due tipi di laboratori: uno occupazionale in cui ogni settimana lavorano in un diverso esercizio commerciale del territorio, e uno di attività sociali, dove imparano a stare insieme acquisendo abilità utili alla loro autonomia. I piccoli svolgono invece attività di recupero emotivo e cognitivo, tra cui laboratori artistici e tanto altro». Salini ci tiene però a sottolineare: «La nostra non è una semplice presa in carico del bambino, o del ragazzo. Noi ci occupiamo della presa in carico della famiglia, supportando, consigliando e fornendo tutte le informazioni utili che riguardano anche i diritti e le leggi che regolano il mondo della disabilità». È forse anche per questo che «dai 4 utenti iniziali, in pochi mesi siamo passati a 16. Contiamo di continuare a crescere».(t.d.b.)