in tribunale

Avezzano, fa sesso davanti alla figlia: condannata

Due anni alla donna che costringeva la 16enne ad assistere ai rapporti, per la ragazzina un risarcimento simbolico di un euro

AVEZZANO. Assumevano droga e poi costringevano la figlia di lei ad assistere ai loro rapporti sessuali. È una storia di profondo degrado sociale e morale quella rivissuta in un’aula del tribunale di Avezzano dove è stata processata una donna polacca di 43 anni, residente in un paese della Marsica, accusata di maltrattamenti e minaccia nei confronti della figlia – all’epoca dei fatti 16enne – che ha avuto la forza e il coraggio di denunciarla e spezzare un legame che di materno non aveva nulla. Il giudice monocratico del tribunale di Avezzano Anna Carla Mastelli ha condannato la donna a una pena di due anni e un mese di reclusione e a un risarcimento simbolico nei confronti della figlia, che oggi ha 22 anni: un solo euro, ma pesante poiché emblema della riprovazione morale.

Gli episodi di maltrattamenti e di minacce sono diversi, tutti avvenuti prima che la ragazza diventasse maggiorenne e in differenti località: Viareggio e in alcuni paesi della Marsica. Nella città toscana, nel dicembre del 2009, la madre aveva anche provato a farle assumere droga. Nella denuncia la ragazza aveva descritto i particolari dell’episodio: «Mi ha dato 75 euro per andare ad acquistare cocaina in una piazzetta vicina alla nostra abitazione. Qui un magrebino, che tutti chiamano Inzaghi, mi consegnò la droga che mia madre tentò di farmi assumere, ma rifiutai». In un’altra occasione, mentre la donna faceva sesso con il convivente, entrambi sotto l’effetto di alcol e droga, la ragazza provò a fuggire, ma venne rincorsa dall’uomo con un coltello in mano. Fu colpita da un attacco di asma, ma riuscì a gridare. «Ho avvisato i carabinieri»: a quel punto l’uomo lasciò cadere il coltello a terra. In un altro episodio, per aver rifiutato le avance di un conoscente della madre, questa le sferrò un pugno in viso rompendole un dente al culmine di una lite durante la quale la madre prese le difese dell’uomo. La giovane, grazie anche alla solidarietà di un ex compagno della madre e con l’apporto delle assistenti sociali, ha maturato la decisione di denunciare le angherie, le violenze e i soprusi. L’assistenza psicologica è stata fondamentale per farle rompere il clima di degrado in cui la madre l’aveva costretta a vivere per lunghi anni.

Alla donna il tribunale per i minorenni dell’Aquila – secondo quanto dichiarato nelle fasi d’indagine dall’ex marito – aveva sottratto anche un altro figlio di 10 anni. Il pm Danila Malandra, nel corso della requisitoria, aveva chiesto oltre tre anni di reclusione per la donna. La figlia è stata rappresentata in giudizio dall’avvocato Roberto Verdecchia.

Dario Pallotta

©RIPRODUZIONE RISERVATA