Avezzano: false invalidità, ombre sul tribunale  

L’accusa: "Tentativo di corrompere consulenti e un giudice". E al telefono si parla di una mazzetta da mille euro"

AVEZZANO. L’inchiesta sui falsi certificati medici getta ombre anche su alcune pratiche in tribunale. Dalle 75 pagine dell’ordinanza, oltre a rappresentanti delle forze dell’ordine, emerge il coinvolgimento di tre consulenti tecnici e di un giudice. Ma solo un consulente risulta indagato. Le altre accuse sono tutte da dimostrare. Il giudice sarebbe stato avvicinato nel tentativo di orientare una sentenza in una determinata direzione. Inoltre, la Procura di Avezzano definisce «particolarmente grave» il tentativo di avvicinamento da parte di Arnaldo Aratari, finito in carcere, di due Ctu (Consulenti tecnici d’ufficio) nominati da un giudice del tribunale di Avezzano. La Guardia di finanza, infatti, era venuta a conoscenza, durante le intercettazioni telefoniche, che Aratari, dopo aver scoperto il nome del consulente nominato dal gip, si era attivato per avvisare del nominativo l’indagato Mauro Arcangeli, il consulente del suocero di Aratari col compito di sostenere la pratica per l’invalidità. Gli aveva inviato un sms scrivendo: «Mauro, come d’accordo ti invio informazioni sul professor (nominativo): è nato a…».

Arnaldo Aratari

Successivamente, sempre secondo le accuse del pm Roberto Savelli, Arcangeli aveva comunicato ad Aratari di aver avvicinato il consulente invitandolo, senza successo, a cena. «Quello non è venuto ieri.. A cena non è venuto», aveva scritto, affermando che l’avrebbe comunque incontrato prima dell’udienza di conferimento dell’incarico.

Angelo Gallese

Nel corso dell’udienza di incidente probatorio, Aratari aveva appreso che il consulente aveva rinunciato all’incarico, per poi comunicare il nome del sostituto ad Arcangeli. «È un certo (nominativo) dell’Università La Sapienza». Arcangeli aveva risposto di conoscere il nuovo Ctu in quanto era un suo allievo. Sempre secondo l’accusa, i due si erano messi d’accordo per incontrarsi il giorno dopo per discutere personalmente della faccenda. Nell’ordinanza si fa riferimento anche a una presunta busta di soldi da dare ad Arcangeli. Aratari aveva fatto contare in macchina a un collaboratore 1.000 euro da mettere in una busta per Arcangeli, «evidentemente da consegnare al perito per influenzare il buon esito della perizia». Tramite il pedinamento di Aratari, gli investigatori avevano accertato un incontro con Arcangeli all’interno degli uffici del giudice di pace, ma non erano riusciti ad accertare la consegna della busta con il denaro.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Arcangeli aveva incontrato il Ctu. Inoltre, Aratari aveva cercato di raccogliere informazioni sul giudice davanti al quale si sarebbe tenuta l’udienza per la pensione del suocero. Un intermediario di Aratari, sempre secondo le accuse, era riuscito a prendere contatti con il giudice e gli investigatori hanno verificato l’avvenuto avvicinamento da parte dell’intermediario di Aratari. Aveva telefonato al giudice per mettersi d’accordo e alla fine l’intermediario era riuscito a incontrarlo nell’atrio del tribunale di Sulmona. In un’altra vicenda, emerge dalle indagini che i certificati venivano utilizzati e falsificati, secondo la tesi accusatoria, anche per far rinviare le udienze. E tutto ciò avveniva in cambio di un corrispettivo in denaro consegnato allo psichiatra Angelo Gallese, un altro dei principali indagati. Un esempio è quello saltato fuori durante la intercettazioni dell’estate scorsa in cui l’indagato Orlando Morelli chiede il certificato al medico.
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