la cessione LFoundry

Avezzano, la vendita ai cinesi di Smic non convince i lavoratori

Critici anche i sindacati, preoccupati per la nuova organizzazione del lavoro. Attesa per l’incontro fissato il primo luglio al ministero dello sviluppo economico

AVEZZANO. C’è scetticismo tra i dipendenti della LFoundry per la cessione dell’azienda al colosso dell’elettronica cinese Smic. La notizia, che già era trapelata nei mesi scorsi nello stabilimento della zona industriale della città, è stata ufficializzata ieri con la cessione del 70 per cento delle quote dell’azienda più grande della provincia dell’Aquila alla multinazionale cinese, mentre il restante 30per cento resta all’LFoundry. Gli scenari che si apriranno per il sito marsicano non sono ancora chiari, certo è che verrà rivista l’organizzazione del lavoro e questo preoccupa non poco dipendenti e Rsu. «Siamo stati convocati dalla direzione aziendale per delle comunicazioni», hanno spiegato Roberto Di Francesco, Rocco Rossi, Diego Di Francesco Gianluca Picozzi e Donato Buccini (Fiom-Cgil), Arianna Stati e Luca Centi Pizzutilli (Fim-Cisl:), Domenico Cesta, Monica Di Cola, Sara D’Agostino, Alessandro Maurizi e Eugenio Franchi (Uil-Uilm), Andrea Campione e Luigi Abruzzo (Fismic) e Fernando Di Gianfilippo (Cisal). «Nel corso dell’incontro ci è stato comunicato ufficialmente che la società Smic e LFoundry hanno firmato un accordo vincolante per l’acquisizione della LFoundry al 70 per cento. La conclusione dell’operazione (closing) avverrà, salvo complicazioni, nelle prossime settimane. Non vi è al momento visibilità su aspetti quali i tipi di prodotto che realizzeremo, come e se cambieranno gli equilibri con il nostro attuale cliente (On semiconductor) e se ci saranno investimenti. La nostra attenzione è rivolta agli aspetti industriali e di sostenibilità del sito produttivo con l’obiettivo di garantire occupazione e non disperdere la ricchezza intellettuale del territorio. Per questo motivo riteniamo che l’incontro del primo luglio al ministero per lo Sviluppo economico sarà, a questo punto, l’occasione giusta per capire meglio il meccanismo del quale andremo a far parte e quali sono le garanzie, nella speranza che non si tratti solo di una operazione “ponte” di Smic per entrare nel mercato europeo». Intanto le parti sociali e la direzione aziendale hanno chiuso i lavori dei due osservatori, istituti con l’obiettivo di rivedere l’organizzazione del lavoro, alla luce delle commesse che sono cambiate nel corso degli anni. «La riduzione di orario, laddove necessaria, si attiverà per tutti i dipendenti», hanno continuato le Rsu, «salvo alcune eccezioni relative a specifiche figure che svolgono attività non riducibili o rinviabili malgrado lo scarico di lavoro. La situazione produttiva verrà sondata a cadenza regolare tramite incontri tra direzione aziendale e Rsu. Per quanto riguarda l’osservatorio si è stabilito, invece, che partirà in via sperimentale una turnazione con giornate lavorative da 8 ore secondo lo schema 6+3 basato su 9 semi squadre».

Eleonora Berardinetti

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