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Avezzano, morto di epatite, ai parenti un maxi risarcimento

Il ministero condannato a pagare circa 700mila euro alla moglie e ai tre figli. Si era ammalato dopo un’emotrasfusione fatta all'ospedale nel 1981

AVEZZANO. Una trasfusione di sangue infetto, l’epatite, la morte dopo anni di malattia. Eventi che hanno alterato la serenità familiare della moglie e dei tre figli dell’uomo. Con queste motivazioni la corte d’Appello dell’Aquila ha condannato il ministero della Salute a risarcire quasi 700mila euro a una famiglia di Avezzano per i danni sofferti.

A differenza di recenti sentenze simili, la causa in questione è durata una sola udienza. Un tempo brevissimo, se si considera che per vicende analoghe i procedimenti giudiziari sono andati avanti per decenni. Nel caso dei familiari di T.D.G., morto nel novembre 1998 all’età di 67 anni, il ministero della Salute non ha presentato obiezioni. Fatto che ha velocizzato la pratica. Il giudice ha accertato che T.D.G. è deceduto «a causa dell’epatite C contratta a seguito delle emotrasfusioni subite nel giugno 1981 all’ospedale di Avezzano» ritenendo «sussistente la responsabilità del ministero per l’omesso controllo e la vigilanza sulle attività di trasfusioni e sull’integrità dei donatori». Il danno morale liquidato, secondo le tabelle in vigore al tribunale di Milano, è stato di 210mila euro per la moglie «tenendo conto della necessità del coniuge di affrontare da solo gli anni della vecchiaia e della conseguente alterazione della serenità familiare e delle abitudini di vita consolidate».

Per il figlio maggiore il danno morale è stato quantificato in 175mila euro, per i due fratelli 150mila euro ciascuno. La famiglia è stata assistita dall’avvocato Cristian Carpineta. Il ministero avrebbe dovuto esercitare un controllo sulla commercializzazione e sulla distribuzione del sangue e dei suoi derivati in virtù di tutta una serie di normative vigenti già dal 1967, controllo che invece è stato colposamente omesso fino agli anni Novanta. In particolare, la legge 592/67 conferiva all’allora ministero della Sanità funzioni di direzione tecnica, di vigilanza sulla organizzazione, sul funzionamento e sul coordinamento dei servizi relativi, di autorizzazione alla istituzione di appositi centri, di affidamento di compiti di ricerca e di consulenza al centro nazionale per la trasfusione del sangue appositamente istituito. In seguito ai tanti casi di sangue infetto – anche nella Marsica – le direttive nazionali sono diventate molto rigide. Così come sono scrupolosi i controlli negli ospedali.

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