Avezzano, riaperto il caso di Marco: «Fu aggredito e ucciso»

La famiglia Carli non ha mai creduto al suicidio del 33enne trovato steso sul letto con un colpo di pistola alla testa. L’indagine del massimo esperto di balistica in Italia indica «gravi incongruenze» e «dieci elementi anomali»

AVEZZANO. Il padre e il fratello non hanno mai creduto al suicidio e a un messaggio su Facebook che sapeva di resa alla vita a causa della mancanza di lavoro o di presunti debiti. L’indagine difensiva da loro voluta ha gettato ombre sulla fine di Marco Carli, 33 anni, di Avezzano, avvenuta il 3 giugno 2015 in un’abitazione di via Arrigo Boito. Il giovane potrebbe essere stato ucciso con un colpo di pistola alla fronte, al termine di una colluttazione, e qualcuno potrebbe avere inscenato il suicidio.

È quanto sostiene una relazione compiuta dal professor Martino Farneti, uno dei massimi esperti italiani di balistica forense e ricostruzione della scena del crimine. Il dossier depositato negli uffici della Procura di Avezzano e in quelli della Procura generale dell’Aquila dagli avvocati Antonio Milo e Patrizia Coletta, che assistono i familiari di Carli, ha spinto il sostituto procuratore Roberto Savelli a riaprire il caso. Inchiesta che al momento è contro ignoti. Il pm Savelli ha disposto nuovi accertamenti sui residui dello sparo e lunedì 27 marzo le analisi verranno compiute nel Laboratorio di microspia elettronica del Reparto carabinieri investigazioni scientifiche (Ris) di Roma.

Ma perché le nuove indagini? L’esperto di balistica forense ha rimarcato «gravi incongruenze» e «dieci elementi anomali». A cominciare dalla posizione della pistola, incompatibile con la dinamica suicidaria. «L’arma», evidenzia il professor Farneti, «in relazione alla posizione in cui si trova il corpo della vittima, a seguito dello sparo, per logica, sarebbe dovuta cadere a terra o comunque non trovarsi nella posizione in cui è stata rinvenuta. Secondo elemento: la presenza del bossolo in camera di scoppio della pistola è incompatibile con una dinamica suicidaria. Solo in presenza di un forte impedimento allo scorrimento della culatta otturatore rispetto al fusto il bossolo resta trattenuto nella camera di scoppio della canna. In questo caso, la pistola sarebbe stata impugnata da un terzo». E, ancora: «Non è stato eseguito alcun accertamento sull’impugnatura della pistola al fine di verificare la presenza di cellule di sfaldamento da cui ricavare tracce di Dna differenti rispetto a quelle della vittima».

Farneti esprime perplessità anche sulla distanza di sparo e sulla posizione della vittima, seduta sul letto.

Scrive l’esperto di balistica: «Dall’esame degli elementi oggettivi a disposizione, si può ricostruire la dinamica del fatto che vede, nel momento dello sparo, la presenza di un terzo in posizione sottostante che impugna l’arma e Carli Marco in posizione sovrastante, reclinato in avanti, che a sua volta impugna l’arma in direzione del viso. A seguito dell’evento il Carli veniva posto supino sul letto. In tale situazione si può ipotizzare che il fatto è avvenuto nell’ambito di una situazione di colluttazione con un’altra persona da individuare attraverso l’esame delle cellule di sfaldamento ancora presenti sull’impugnatura della pistola, se questa non è stata preventivamente pulita con idonei agenti chimici che abbiano cancellato le tracce biologiche derivanti dalla dinamica dei fatti».

La conclusione: «Dieci sono gli elementi anomali che non trovano giustificazione in un’ipotesi di azione suicidaria, bensì gli stessi, fanno supporre una scena del crimine completamente diversa, allestita a simulazione». Ma non basta. Da un’altra perizia medico legale del dottor Alessandro D’Offizi si evidenzia come «la vittima era reclinata in avanti nel tentativo di strappare l’arma dalle mani del suo aggressore» e si chiede «l’esumazione della salma al fine di poter procedere a un esame approfondito». Le ombre di mistero gettate dagli esperti stanno a significare anche dell’altro, non scritto nel dossier: da quel 3 giugno 2015 un assassino potrebbe essere in libertà.

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