B e C, mille ritardatari

Case, ecco i dati della Protezione civile

L’AQUILA. Gli ingegneri: sparite 5mila domande per le case B e C. La Protezione civile: la previsione di 14mila istanze riguarda tutta la Regione e con 9mila perizie presentate la domanda complessiva è da considerarsi esaurita. Rebus di cifre sui dati della ricostruzione cosiddetta leggera. All’attacco del presidente dell’Ordine degli ingegneri Paolo De Santis, che chiedeva chiarezza sui numeri, replica il professor Mauro Dolce, il papà del progetto Case: «Nessuno resta fuori. Avremo un migliaio di ritardatari, non di più».

I NUMERI DI DOLCE. «L’unico dato certo dal quale si può partire», spiega il direttore dell’ufficio sismico, che è anche responsabile del procedimento del progetto Case, «è quello delle novemila perizie presentate al circuito Fintecna-Reluis-Cineas. Si tratta di numeri riferiti esclusivamente al Comune dell’Aquila, che ha ritenuto di servirsi di questa procedura. Mancano, ovviamente, i dati relativi agli altri Comuni, che presto riceveranno una circolare nella quale dovranno indicare i loro numeri. Sarà una rendicontazione importante, anche per capire meglio il quadro economico della situazione.

Nelle novemila perizie non ci sono quelle relative ad abitazioni che si trovano nelle zone rosse oppure che fanno parte di aggregati. Il dato delle 14mila domande attese, richiamato anche dal presidente dell’Ordine degli ingegneri, non si riferisce solo all’Aquila ma comprende tutte le abitazioni d’Abruzzo danneggiate dal terremoto del 6 aprile. Va ricordato, infatti, che le domande possono provenire anche da fuori cratere, purché vi sia il nesso di causalità tra l’evento sismico e il danno riportato. Quelle classificate come B e C nel Comune dell’Aquila sono circa 5mila. Si tratta di edifici composti da un’unica unità immobiliare, come un singolo appartamento, oppure di condomìni formati da 10 o più abitazioni.

Negli ultimi giorni prima della scadenza sono state presentate circa 3mila domande e, a quell’epoca, ancora non si sapeva che sarebbe stata concessa la proroga. Va aggiunto, poi, che nei giorni successivi alla proroga del termine per la presentazione della richiesta di contributo sono state presentate poche decine di perizie. L’afflusso è lento anche dopo le feste. Questo ci fa ritenere che chi aveva interesse a presentare la domanda l’ha già fatto. E non sembra, anche ascoltando il parere di alcuni professionisti locali, che vi siano moltissime altre istanze in attesa di presentazione. Il numero di cinquemila è abnorme ed eccessivo. Semmai ci saranno un migliaio di ritardatari, non di più. Per questo motivo è stata concessa la proroga al 31 gennaio 2010. Trascorso questo termine, è ragionevole pensare che sia chiusa la partita relativa alle abitazioni B e C. Poi si dovrà passare alle case E».

L’INCROCIO DEI DATI. Gli ingegneri chiedono che, attraverso l’incrocio degli elenchi degli immobili censiti col numero delle domande presentate, si abbia finalmente un quadro chiaro della situazione. Dolce replica così: «L’operazione è in corso, ma su questo tipo di numeri ci sarà sempre incertezza visto che vanno considerati vari aspetti, da quelli tecnici come la presenza di aggregati strutturali non scorporati nel dato complessivo fino al fatto che, magari, qualcuno tra i proprietari non ha fatto domanda o perché vuole vendere o perché sta all’estero e non è interessato a riparare. In ogni caso, la situazione è sotto controllo. Ora bisogna soltanto partire di buona lena con i lavori nei cantieri delle abitazioni B e C per farvi tornare al più presto gli aquilani».

CASA DA RINFORZARE. Sulla necessità di procedere all’adeguamento sismico degli edifici, e non alla mera riparazione delle crepe sui muri, Dolce sposa in pieno la tesi del collega Gaetano Manfredi della Reluis (Rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica). «Questa è stata la logica delle ordinanze specifiche che hanno affrontato il tema della ricostruzione. Le abitazioni B e C, che non hanno avuto danni strutturali, oltre alla riparazione pura e semplice, devono poter essere rinforzate in maniera adeguata. Per questo motivo è stato inserito il contributo massimo, fino a 150 euro a metro quadrato, per il rafforzamento degli elementi strutturali anche senza nessun danno. Certamente, tutti gli edifici classificati B e C hanno avuto un buon comportamento a fronte della scossa del 6 aprile. Pertanto se si procede con rafforzamenti locali non si può che migliorare la risposta globale dell’edificio alle sollecitazioni di carattere sismico».