Bertolaso: c’è un tetto per tutti

Nuovo appello del capo della Protezione civile a lasciare subito le tende.

L’AQUILA. «C’è già adesso un tetto per tutti». Dopo la lettera scritta a quattro mani con Cialente e spedita a ciascuno degli sfollati delle tendopoli, il capo della Protezione civile alza di nuovo la voce: «Lasciate i campi, accettate il posto in albergo all’Aquila e provincia».

CHI RESISTE. Guido Bertolaso (nella foto) attacca gli «irriducibili». Sono coloro che non vogliono spostarsi dall’Aquila, chi per motivi affettivi chi per lavoro chi per l’incertezza sul futuro. Questa la risposta della Protezione civile: «Siamo in grado già in questo momento di garantire un tetto a tutti coloro che sono fuori casa, sia ai cittadini che hanno avuto la casa dichiarata inagibile, sia a quelli che devono fare piccoli interventi di riparazione. C’è qualcuno che vuole a ogni costo strumentalizzare i terremotati. Siamo nelle condizioni di poter chiudere tutte le tendopoli e lo potevamo già fare entro la fine di settembre, come avevamo detto». Poi, però, c’è stata di mezzo la scossa di fine settembre che ha fatto tornare la paura e slittare il piano di sgombero.

Ma non solo. «Contemporaneamente si è messo in moto un tam-tam di irriducibili, che stanno facendo circolare nelle tendopoli il messaggio che non bisogna cedere a quelli che sono i programmi messi in piedi dal governo. Una bella strumentalizzazione. Avevamo detto che le tendopoli si sarebbero chiuse a fine settembre proprio perché, guardacaso, sapevamo che a ottobre sarebbe arrivato il freddo. Il messaggio è sempre lo stesso: lasciate le tende, c’è una sistemazione per tutti». Gli sfollati in tenda ricevono tutti il modulo con la destinazione assegnata e hanno alcuni giorni per il trasferimento.

I NUMERI. Per Bertolaso ci sono circa 30mila cittadini che hanno avuto la casa classificata E e F (inagibile) e circa 15mila con l’abitazione B e C (agibile con interventi). «Di questi, solo 5mila sono ancora nelle tende, e per loro scelta». «E comunque una soluzione c’è già: alberghi o residence dell’Aquila e provincia, come chiesto dalle autorità locali. Si tratta di poco più del 10% del numero complessivo degli sfollati e non è un dato di poco conto». Per circa mille persone ci sarebbero alloggi all’Aquila e per gli altri 4mila in provincia. Non c’è, dunque, conclude il sottosegretario, una «situazione drammatica». «Abbiamo offerto a tutti un luogo più decoroso. E anche chi deve spostarsi per pochi mesi, sapendo di avere già l’abitazione antisismica assegnata, deve fare la stessa distanza che fa ogni giorno chi vive a Fiumicino e lavora a Roma. Invitiamo chi oggi ha una casa assegnata e sa, quindi, che nel giro di qualche settimana sarà in un alloggio, ad accettare di trasferirsi per qualche tempo in albergo anche non proprio prossimo all’Aquila. Così si eviterebbero disagi e problemi».

AL CAMPO GLOBO. Una coppia con due figli non accetta il trasferimento a Tagliacozzo. «Noi qui lavoriamo», dicono gli adulti, «e non possiamo spostarci. Invece, chi non fa niente la casa l’ha avuta qui. E prima degli altri. Non è giusto». La battaglia continua.