Brucia la casa di una vicina, arrestato un ex poliziotto all'Aquila

Ex poliziotto nei guai: ha anche gettato acido sull’auto della vittima. Per le molestie coinvolti moglie e figlia e un complice

L’AQUILA. Brucia la casa di legno della vittima (con l’aiuto di un complice). Danneggia la porta di un appartamento di lei e del marito mettendoci il silicone. Rompe il finestrino e getta acido sull’auto della persona offesa, che viene anche pedinata e inseguita, con tanto di insulti lanciati di persona e via sms. Nelle molestie l’uomo coinvolge anche moglie e figlia, oltre al sostegno del suo complice per l’incendio.

Due anni di persecuzioni che hanno convinto il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella a disporre gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico a carico di Aldo Ruggero Scimia, ex poliziotto di 60 anni, che dovrà rispondere di una serie di reati che vanno dagli atti persecutori al danneggiamento, passando attraverso l’incendio in concorso con Massimiliano Zucchegna, di 44 anni. Quest’ultimo, cui il giudice ha imposto l’obbligo di dimora con divieto di uscire di casa di notte e obbligo di firma in questura ogni mattina alle 10, oltre al divieto di avvicinamento alla persona offesa, secondo l’accusa ha aiutato l’amico ad appiccare il fuoco a una casetta di legno dove la donna presa di mira e il marito tenevano i mobili della casa danneggiata dal terremoto.

Ma c’è di più. Le indagini condotte dalla squadra Mobile hanno accertato che negli atti persecutori sono state coinvolte con ruolo attivo anche due donne. Si tratta di Norberta Speranza, di 52 anni, e di Chiara Scimia, di 21, rispettivamente moglie e figlia dell’arrestato, accusate di aver più volte minacciato e molestato la vittima e di averla anche picchiata. Tanto che il giudice, a loro carico, ha disposto il “divieto di avvicinamento alla vittima e ai prossimi congiunti”. Devono starle lontane almeno un chilometro.

La vittima ha presentato innumerevoli denunce nel corso degli ultimi anni. Le prime azioni vessatorie, secondo gli investigatori, hanno inizio già nel periodo successivo al terremoto del 2009. Nell’aprile 2013 lo stesso Scimia era già finito ai domiciliari per atti persecutori e violenza sessuale. Da allora, sia l’uomo sia la moglie e la figlia hanno quotidianamente perseguitato la donna, causandole stati d’ansia e di paura e costringendola a modificare abitudini di vita per sfuggire a pedinamenti, appostamenti e in alcuni casi anche aggressioni fisiche. In un’intercettazione telefonica i due amici parlano così: «Hai visto? Gli hai schizzato pure l’acido, l’ultima volta». E l’altro: «’Nc... ho fatto un bel lavoro. Se rimette la macchina là gliela avvampo. Gli faccio un funerale, la cenere deve trova’...».

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