Burgo, gli operai bocciano la riapertura parziale

I sindacati: non accettiamo elemosine, pronti ad aspettare ma con garanzie certe Dall’incontro a Roma poche prospettive per il futuro della fabbrica

AVEZZANO. Gli operai della Burgo rigettano la proposta dell’azienda di riaprire solo una parte del reparto dell’allestimento. All’incontro al ministero dello Sviluppo economico a Roma, l’amministratore delegato della Burgo, Paolo Mattei, ha confermato che la proprietà non trova conveniente riaprire la linea della produzione.

«La situazione purtroppo è ancora poco chiara, dal tavolo non sono emerse novità concrete di rilievo», dichiarano Giancarlo Pompei e Enzo Valente della segreteria nazionale Ugl chimici, carta e stampa, «purtroppo non sono emerse prospettive concrete sul futuro dello stabilimento, nonostante la presenza dell’ad».

L’unica apertura concessa al sito di Avezzano è quella di riaccendere due taglierine, nell’allestimento, per smaltire il materiale ancora nei magazzini della fabbrica. Ieri mattina Antonio Fiasca (Fistel-Cisl), Sigismondo Sansoni (Slc-Cgil) e Terenzio Galano (Uilcom-Uil) e le rsu hanno incontrato al presidio davanti ai cancelli e hanno spiegato quanto discusso a Roma. Durante l’assemblea i lavoratori hanno espresso tutto il loro dissenso nei confronti della decisione della Burgo. La loro speranza, era infatti quella di tornare a produrre carta e non a smaltire il materiale dei magazzini. Al termine dell’incontro i rappresentanti sindacali hanno richiesto agli operai di tenere duro e di continuare la turnazione delle squadre per mantenere vivo il presidio davanti ai cancelli, almeno fino a lunedì 3 novembre, giorno del prossimo incontro a Roma. Alle 14 i segretari hanno poi incontrato il direttore del personale di Avezzano, Paolo Simonato e Carlo Cavaterra.

«La proposta dell’azienda è quella di far ripartire una parte dell’allestimento e di far tornare al lavoro 20 operai», spiega Sansoni, «ci rifiutiamo di accettare. Noi chiediamo che ad Avezzano riparta la produzione. Non stiamo morendo di fame, non accettiamo le briciole. I lavoratori della Burgo stanno aspettando una proposta concreta che dimostri il rilancio del sito. Entro la prossima settimana avremo un nuovo incontro con il direttore di Avezzano», continua, «vogliamo sapere se davvero esistono investitori anche se si tratterà di aspettare mesi prima che si possa tornare a lavorare. L’impianto di produzione, a forza di stare fermo, può rovinarsi. L’azienda aspetta la riconversione e quindi che siano poi eventuali nuovi partner commerciali a metterci mano per modificarlo per una produzione diversa. Tutta l’operazione potrebbe durare davvero tanto tempo. Per di più da gennaio, secondo la legge Fornero, entreranno in vigore le modifiche agli ammortizzatori sociali. Questo significa che chi è in mobilità potrà usufruirne un anno in meno».«La Burgo di fronte alla proposta del sindacato di un segnale chiaro di ripresa che era quello di riavviare la macchina», va avanti il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, «non si è presentata con un progetto credibile. Un segnale forte è stato dato dalle istituzioni a tutti i livelli. Da Comune, da Provincia, dalla Regione e addirittura dal ministro Federica Guidi che ha chiesto la riapertura della produzione, come intervento positivo in un territorio già segnato dal punto di vista economico-sociale. Siamo molto preoccupati e una simile proposta è assolutamente irricevibile. L’Abruzzo ha già dato alla Burgo, ha già perso Chieti. Non permetteremo che arrivi ora anche la chiusura di Avezzano, soprattutto dopo che era stato firmato un accordo lacrime e sangue con l’azienda pur di scongiurare il peggio».

Magda Tirabassi

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