Carcere, voti bassi agli agenti

Romice boccia in pagella i dipendenti «assenteisti»

SULMONA. Pagelle molto basse per gli agenti di polizia penitenziaria di Sulmona. Troppe assenze dal lavoro, tant'è che si sono visti decurtare molti punti sul rapporto informativo di fine anno stilato dalla direzione del carcere. Un giudizio che ha spinto il personale di uno dei carceri più turbolenti d'Italia a presentare ricorso contro la valutazione negativa.

In loro soccorso il sindacato. «Settembre 2010 sarà ricordato a Sulmona per essere stato il mese con il maggior numero di ricorsi contro i giudizi inerenti i rapporti informativi di fine anno, le pagelle per intenderci, da parte dei poliziotti penitenziari», spiega il vice segretario della Uil penitenziari, Mauro Nardella. «Molti degli agenti hanno visto drasticamente ridotto il giudizio complessivo sulle prestazioni offerte nell'ambito della loro professione nel 2009. L'aspetto che incuriosisce di più sta nel fatto che la perdita di 4 punti in media nella pagella di fine anno coincide proporzionalmente con il numero di giorni in meno lavorati nel corso dell'anno lavorativo».

Ma le «lunghe malattie» sarebbero sempre correlate, a detta della Uil, a stati d'ansia o disagio psicologico dovuti alla particolare situazione di disagio che si vive nel carcere di Sulmona. Secondo la direzione del carcere, si tratterebbe invece di astensionismo vero e proprio. E per contrastare un fenomeno che stava assumendo proporzioni preoccupanti, il direttore Sergio Romice, così come avrebbe fatto un bravo maestro, ha assegnato agli agenti assenteisti un bel 7 in condotta.

Ora, la Uil penitenziari sta lavorando molto sui ricorsi nella speranza che vengano accolti e che i giudizi siano rivisti. Allo stesso tempo i sindacalisti hanno chiesto alla direzione del carcere sulmonese di rivedere la politica di lotta all'astensionismo, utilizzando forme diverse con interventi volti al benessere del personale. «Un personale», sottolinea Nardella «che svolge una professione tra le più logoranti dal punto di vista psicologico. La stessa professione, cioè, che ha bisogno di essere riveduta e corretta magari con una riforma che tuteli l'interesse legittimo di chi non è disposto ad ammalarsi di pazzia passando 35 anni della loro vita all'interno di un contesto che, per la brutalità del ruolo che svolge, non è sminuente dire che è secondo solo all'inferno».

Ora non resta che attendere l'esito dei ricorsi della polizia penitenziaria. Secondo la Uil, la valutazione fatta dalla direzione è in contrapposizione alle circolari dipartimentali. Un dato è certo: da quando sono state rese note le «pagelle», la presenza degli agenti nel carcere di via Lamaccio sembra aumentata.

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