Carte di credito, scoperta mega frode

Fra i truffati molti aquilani, Teramo la città più “colpita”. L’operazione di livello europeo è partita dalla Procura dell’Aquila

L’AQUILA. Ci sono anche numerosi aquilani e teramani tra i truffati dall’organizzazione criminale internazionale che clonava carte di credito e bancomat in mezz’Europa e che, nel giro di 2 anni, ha intascato illecitamente circa 36 milioni di euro. “Cloning connection” il nome dato all’operazione di polizia giudiziaria, per indicare la vasta organizzazione che non lasciava nulla al caso e che si avvaleva persino di esperti informatici per mettere a segno le truffe. Una cifra, quella dei 36 milioni, destinata a salire secondo le forze dell’ordine: le indagini non si sono ancora concluse. L’organizzazione aveva la sua regia in Bulgaria. Oltre alle ramificazioni in Europa, arrivava a lambire l’America centrale e il Sud America, dove eseguiva le sue frodi in Perù e a Santo Domingo: moltissimi milioni sono stati investiti, ad esempio, in operazioni immobiliari.

Sede centrale dell’organizzazione era la città bulgara di Plovdiv, con il laboratorio in cui venivano prodotti i dispositivi per riprodurre i bancomat, assemblati, poi, in Italia. Da Plovdiv venivano pianificate le strategie criminali in tutte le ragioni italiane e in Germania, Regno Unito, Spagna, Polonia, Olanda e Svizzera, dove erano state create delle «cellule operative» affidate a «capo-cellula». Ai vertici della gerarchia c’erano due bulgari, padre e figlio, chiamati «il maestro» e «il piccolo», che coordinavano tutte le attività tecniche, la distribuzione delle attrezzature, lo «smistamento» degli affiliati in questo o in quell’altro territorio. Sulla base delle prove raccolte nel corso delle investigazioni dirette dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura dell’Aquila, guidata dal sostituito David Mancini, il giudice del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha emesso 71 ordinanze di custodia cautelare. Ma in manette sono finite, alle 5 di ieri mattina, 55 persone arrestate tra Bulgaria, Olanda, diverse località italiane. Tutte le altre sono latitanti. Agli indagati sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di frodi informatiche, alla clonazione e all’indebito utilizzo di carte di pagamento.

Ammontava a oltre 50mila euro al giorno la somma incassata dall’organizzazione: un danno rilevante non soltanto per gli istituti di credito, ma anche per i cittadini. L’attività d’indagine è stata condotta da un pool interforze di polizia di Stato e carabinieri di diverse città: L’Aquila, Pescara, Teramo, Roma, Ostia. Per i profili di cooperazione internazionale, ci si è avvalsi sia del contributo dell’European Computer Crime Centre di Europol, sia della collaborazione delle autorità giudiziaria e di polizia della Repubblica di Bulgaria. Le indagini sono partite alla fine del 2010 proprio dalla nostra regione. Da diverse città abruzzesi, infatti, arrivavano, sistematiche segnalazioni di manomissioni di sportelli bancomat di istituti di credito: Teramo, in particolare, la città più colpita. L’associazione criminale aveva in Abruzzo il suo principale organizzatore: Slavi Veselinov Doncev, che si occupava, in realtà, di gran parte della costa adriatica. Sul versante tirrenico, invece, il «capo-cellula» era Damov Danail, entrambi cittadini bulgari. «L’esercito» degli affiliati partiva il fine settimana carico di «skimmer», dispositivi sofisticati in grado di carpire i codici delle carte, da inserire al posto dei dispositivi originari. Dopo una settimana li smontavano.

I codici registrati venivano, così, trasmessi per via telematica ai vertici dell’organizzazione, che «spendeva» in America centrale e Sud America e rispediva i proventi in Bulgaria.

Marianna Gianforte

©RIPRODUZIONE RISERVATA