Cartoline a Roma per la città dimenticata

La protesta avviata su Facebook, le immagini dei monumenti spedite a Roma. Iniziativa del popolo delle carriole: lungo la scalinata di San Bernardino formata la sigla «Aq»

L'AQUILA. Dalle carriole alle cartoline da far arrivare, a migliaia, sulle scrivanie di parlamentari, rappresentanti delle istituzioni e dei partiti. Cartoline illustrate - da inviare anche ai «Grandi del mondo» - con le «vecchie, care» immagini di piazze, chiese, palazzi e monumenti come erano prima del terremoto. Foto di una città che non c'è più e che gli aquilani vogliono al più presto riavere.

Una nuova iniziativa per sollecitare la ricostruzione dell'Aquila e tenere viva l'attenzione delle istituzioni nazionali, ma anche dei Grandi della Terra sulla tragedia che ha colpito la città e il suo territorio. Il tutto è partito da Facebook. In pochissimi giorni sono state circa 5mila le adesioni registrate e 850 le immagini raccolte raffiguranti L'Aquila prima del 6 aprile 2009. All'appuntamento, ieri mattina a San Bernardino, si sono presentati in tanti. «Se guardi le foto relative al capoluogo d'Abruzzo sui motori di ricerca» ha spiegato Stefano Cencioni, tra gli ideatori dell'iniziativa «ormai poco o nulla prescinde dal contesto del terremoto. Noi, qui, abbiamo voluto proporre delle immagini dell'Aquila che era e che vorremmo torni ad essere». I partecipanti hanno potuto scegliere, al banchetto allestito dai promotori dell'iniziativa, gli indirizzi delle personalità a cui spedire le cartoline. Alla fine, tutti sulla scalinata di San Bernardino a formare una grande scritta umana, «Aq», le due lettere simbolo del capoluogo abruzzese.

Cartoline, ma non solo. Lungo corso Vittorio Emanuele, dai portici alla Fontana Luminosa, i comitati cittadini hanno distribuito volonatini sulla giornata di mobilitazione - fissata per il 16 giugno - contro la sospensione dei benefici fiscali decretata dal governo. Una giornata di protesta per dire no al pagamento, a partire dal primo luglio, delle tasse e alla restituzione delle somme «congelate» dal sei aprile del 2009. Un «no» al trattamento che il governo Berlusconi sta riservando agli aquilani che, contrariamente a quanto accaduto in Umbria e Marche, dovranno restituire le somme non pagate nel 2009 al 100% e in sessanta rate. Quelle del 2010, invece, dovranno essere versate entro l'anno, sempre nella misura del 100%.

«Una situazione» hanno via via denunciato comitati, associazioni di categoria, sindacati, parlamentari ed enti locali «che porterà la città al fallimento». A sostegno delle richieste dell'Aquila e delle popolazioni del cratere, si è espresso ieri anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in città per partecipare all'evento dello Zecchino d'Oro che la Capitale ha voluto offrire ai bambini del capoluogo abruzzese. «Ci deve essere il blocco delle tasse almeno per le persone effettivamente colpite dal terremoto» ha detto Alemanno, aggiungendo che «bisogna fare in modo che anche in questo momento difficile per l'economia italiana arrivino i soldi per la ricostruzione dell'Aquila e per andare avanti.

E in merito a ciò che bisognerebbe fare per la rinascita delle zone terremotate, secondo Alemanno sarà necessario puntare sul «rilancio del turismo legato alla montagna e delle infrastrutture che servono per incrementarlo».

Grandissima la preoccupazione del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. «Purtroppo sono finiti i soldi anche per far fronte alle emergenze (autonoma sistemazione, alberghi, traslochi, puntellamenti e altro). All'appello mancano almeno 350 milioni di euro. È una vergogna il dover tornare, tra 25 giorni, a pagare le tasse. Una cosa davvero incredibile. L'Aquila» ha detto «è stata abbandonata dal Governo e dal premier Berlusconi che nei mesi scorsi molto si era prodigato in visite e promesse».

Per Stefania Pezzopane, responsabile nazionale del Pd per la ricostruzione, «è necessario un incontro con il ministro Tremonti, da tenersi, però, nella Zona rossa. All'Aquila siamo oltre l'ingiustizia, siamo alla cattiveria politica e al sadismo fiscale. Abbiamo diritto a un incontro fra la città, Tremonti e Berlusconi. Un incontro da tenersi davanti alle istituzioni, ai commercianti, ai cittadini, agli imprenditori, ai disoccupati e a chi non riesce a ricostruire casa. Vengano a guardare in faccia la realtà e la distruzione. Li accompagneremo fra i vicoli inzeppati di macerie che il 27 marzo il ministro Prestigiacomo aveva promesso di sgombrare in una settimana».

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