Casa dello Studente, ecco le ragioni delle assoluzioni

Il giudice: «D’Innocenzo non poteva conoscere le carenze di quella struttura gli altri imputati hanno avuto un’attività ininfluente sul crollo del palazzo»

L’AQUILA. Le motivazioni inerenti alla sentenza sul crollo della Casa dello Studente dedicano ampi spazi anche alle ragioni delle assoluzioni.

Una di queste riguarda l’ex presidente dell’Adsu, Luca D’Innocenzo, per il quale il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio ma in fase di rito abbreviato ha cambiato idea radicalmente. D’Innocenzo, in seguito all’indagine, fu indotto a dimettersi dalla giunta comunale.

«Soltanto le parti civili», si legge nella motivazione di assoluzione del giudice Giuseppe Grieco, «hanno ritenuto di dover invocare la condanna del D’Innocenzo e tuttavia occorre rilevare come tale richiesta sia risultata assolutamente avulsa dai concreti riscontri probatori apparendo in definitiva riconducibile solo alla posizione rivestita dall’imputato di presidente Adsu e dunque diretto responsabile della Casa dello studente. Il D’Innocenzo, pur rivestendo una posizione apicale di cui si è detto non aveva alcuna possibilità di conoscere quelle carenze e nemmeno di porre in essere qualsiasi controllo di vigilanza non fosse altro perché egli ha assunto il suo incarico nel 2006 vale a dire in un’epoca in cui i lavori erano stati già da tempo ultimati». Per quanto riguarda il direttore dell’Adsu, Luca Valente, anche lui assolto, era stato accusato di omesso controllo. Al termine della ricognizione peritale, dice il giudice Grieco, «il consulente non ha ritenuto di ravvisare nell’attività posta in essere dall’imputato alcun profilo di colpa in relazione al crollo della Casa dello Studente e alle tragiche conseguenze che ne sono derivate».

Stesso discorso in relazione alle posizioni di Carlo Giovani e Massimiliano Andreassi anche loro scagionati dallo stesso pm oltre che dal giudice. I lavori che furono da loro effettuati nell’ambito della struttura crollata «risulta totalmente estranea e non influente rispetto ai reati per i quali si è proceduto».

Va comunque precisato che le parti civili chiesero, senza ottenerle, le condanne di tutti gli imputati, non solo di D’Innocenzo ma furono tutti scagionati con il rito abbreviato «per non avere commesso il fatto».

In precedenza erano stati prosciolti, a seguito di rito ordinario, anche Walter Navarra e Giorgio Gaudiano.

Va anche precisato che lo stesso pm Fabio Picuti, durante la sua requisitoria, ebbe a dire che alcuni imputati erano finiti nell’inchiesta per errore al punto che egli stesso chiese che fossero scagionati.

Ma, al di là delle responsabilità che dovranno essere accertate anche negli altri due gradi di giudizio che mancano, il perito Maria Gabriella Mulas ha individuato gravissimi errori nel crollo del palazzo nel progetto originario, risalente a oltre 40 anni fa ma il redattore di quell’atto è persona anziana che non può stare in giudizio.

Ora, venendo a parlare delle quattro persone condannate, Berardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone, Pietro Sebastiani, si attende che i loro avvocati leggano le motivazioni della sentenza e inoltrino i ricorsi alla Corte d’Appello.

Il giudice ha anche ordinato il pagamento di provvisionali ma è possibile che le parti civili non intendano procedere al riguardo perseguendo la via della controversia in sede civile contro Regione e Adsu.

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