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Casa studente da demolire L’attesa di settanta famiglie

Rocci (Consiglio territoriale L’Aquila centro): «Bisogna accelerare i tempi» L’assessore Di Stefano: «Gara d’appalto in corso, entro giugno il via ai lavori»

L’AQUILA. Prima del sisma vivevano al numero civico 52 di via XX Settembre. Sono 70 famiglie, in tre palazzine, che attendono la demolizione della Casa dello Studente per poter rientrare nelle proprie abitazioni. L’ordinanza di abbattimento di quello che resta dello stabile, in cui la notte del 6 aprile 2009 hanno perso la vita 8 ragazzi, è stata firmata dal Comune lo scorso 31 gennaio. «È passato più di un mese», sottolinea Luca Rocci, del consiglio territoriale di partecipazione L’Aquila centro, «ma ancora non si vede muovere una foglia». Colpa della burocrazia, ma non solo, secondo Rocci.

«Stiamo facendo la gara per l’appalto dei lavori», la replica dell’assessore comunale alla ricostruzione Pietro Di Stefano, «e questi sono i tempi della pubblica amministrazione. Penso che per il mese di giugno si procederà alla demolizione». Il problema gira intorno alla messa in sicurezza dell’area, anche se la strada di accesso alle tre palazzine è aperta e percorribile.

«Da quel terribile giorno a oggi», afferma Rocci, «sono passati quasi 8 anni ormai. La ricostruzione procede lentamente, ma tante famiglie comunque sono tornate, stanno tornando, sono in procinto di tornare nelle loro case. Per tanti cittadini è stato, è e sarà così, ma non per le 70 famiglie che abitavano in via XX settembre, al numero 52. Non possono rientrare a causa della Casa dello Studente. Ebbene sì, uno dei simboli di quella tragica notte», sottolinea Rocci, «è il motivo per il quale ben 70 famiglie aquilane sono impossibilitate a rientrare nelle proprie abitazioni, poiché la Casa dello Studente risulta essere un pericolo per l’incolumità dei residenti e dei cittadini, anche a seguito dei recenti eventi sismici che ne hanno aggravato le condizioni strutturali». Rocci ricorda che «il Comune ha rinnovato alle famiglie le forme assistenziali fino all’avvenuta demolizione e alla rimozione delle macerie, il che comporta anche un costo per la collettività. La burocrazia è comprensibile, ma fino a un certo punto. La soluzione è davanti agli occhi di tutti».

L’assessore Di Stefano spiega che «si stanno facendo le procedure per la gara pubblica, visto che il Comune ha preso in mano la situazione, dato che l’Adsu non provvedeva. I tempi burocratici sono quelli noti e sicuramente rappresentano e hanno rappresentato una palla al piede per l’intero processo di ricostruzione. Abbiamo già parlato con i rappresentanti delle famiglie che, comunque, volendo possono anche rientrare, perché la strada di accesso alle palazzine è aperta. Si possono comprenderne i timori», conclude Di Stefano, «ma il Comune sta facendo quello che prevede la legge».

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