Case demolite ma contributi a rischio

Pettino, 201 famiglie di 17 coop temono di perdere i soldi per inerzia e ritardi

L’AQUILA. I 201 inquilini delle case di Pettino sono preoccupati perchè il consorzio delle 17 coop non ha provveduto, prima del sisma, a concludere le procedure affinchè i condomini potessero diventare proprietari degli alloggi. Ora temono di perdere i contributi statali.
Va subito detto che moltissime di quelle abitazioni, situate tra via Germania e via Francia, sono state demolite e altrettante stanno per esserlo. Le rimanenti sono state classificate E. Si tratta di abitazioni (e questo irrita non poco gli inquilini) che hanno riportato danni gravissimi o irreparabili per il sisma nonostante siano state costruite negli anni ottanta.

Ci sono anche alcuni condòmini i quali, sulla scorta di valutazioni fatte da esperti in edilizia, adombrano l’ipotesi che forse qualche leggerezza nella realizzazione di quegli edifici c’è stata ma finora non ci sono denunce in procura. Il comitato spontaneo che si è formato ha come portavoce Lucio Grippo il quale si sta adoperando per coinvolgere la Regione che ha per legge la vigilanza sulle coop.

«Provate ad immaginare», dice Grippo per far capire la portata del problema, «di essere soci di cooperative che, nate a proprietà indivisa, si trasformano, secondo legge, in proprietà individuale e che, per questo, sono state pagate di tasca propria le rate di mutuo, canoni ici, i compensi degli amministratori sociali, i commercialisti. E, ancora, le differenze sugli interessi da corrispondere alla Cassa depositi e prestiti, la banca per l’apertura delle pratiche». «Si immagini poi», fa sapere ancora Grippo, «che, a tutti gli effetti di legge, la proprietà delle case, già riconosciuta con atto della Regione in favore degli interessati debba passare per uno studio notarile dove si formalizzano gli atti di cessione in proprietà individuale.

Invece, con scelta discutibile, per forza si è voluto applicare anche alle 201 vecchie costruzioni la nuova normativa sulla prevenzione antincendi, producendo il “brillante risultato” di ottenere un ordinanza del sindaco per la chiusura dei garage. Si è perso così un anno di tempo e si è arrivati 6 aprile 2009 senza che i soci potessero formalmente dire di essere proprietari perché, in mancanza dei rogiti notarili, le visure del catasto fanno apparire la proprietà ancora in capo al Consorzio e non ai soci». «E chiaro, allora, che il gruppo delle 201 persone», dice ancora il portavoce «ha tentato di presentare domanda per il contributo, al limite anche per acquistare una casa equivalente fuori dal cratere, onde evitare che il danno si protraesse con conseguenze disastrose, ma pure questa strada è stata bloccata dal presidente che non ne ha voluto sapere di rilasciare le autorizzazioni previste dalla ordinanza 3790.

Le vertenze giudiziarie che si profilano, stando così le cose, non possono però assicurare il giusto diritto al contributo ed è allora necessario che le istituzioni facciano la loro parte: la Regione, che in base alla legge è titolare del potere di vigilanza sulle cooperative di edilizia agevolata, il presidente Gianni Chiodi e il sindaco Massimo Cialente, che per decreto o ordinanza possono intervenire in maniera definitiva, il prefetto per eventuali ragioni di ordine pubblico».

«L’appello che intendiamo portare avanti», conclude il dottor Grippo «è quello di una risoluzione urgente della vicenda che provenga dalle istituzioni e non dalla magistratura perché riteniamo che il contributo dello Stato, sia esso per la ricostruzione che per l’acquisto di abitazioni equivalenti, è un diritto istituzionale».

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