Case in zone alluvionali, c’è lo sgombero

Il sindaco firma l’ordinanza, 25 le strutture da lasciare subito perché realizzate in aree ad altissimo pericolo esondazione

L’AQUILA. Dovranno fare le valigie in poche ore e lasciare il prima possibile quella che dopo il 6 aprile 2009 è diventata la propria abitazione. Le loro «casette», infatti, non sono sicure perché realizzate in zona alluvionale. Così è cominciata la seconda odissea per le 25 famiglie individuate dall’ordinanza firmata dal sindaco Massimo Cialente e dal comandante dei vigili urbani Eugenio Vendrame. Il sindaco aveva annunciato il provvedimento nei giorni scorsi e dopo i fatti della Sardegna e l’alluvione che ha coinvolto la costa abruzzese, causando anche una vittima, ha deciso di prendere di petto la questione, stabilendo (in una giornata di sole) «l’immediato sgombero e il divieto di uso dei manufatti, anche a carattere precario, realizzati all’interno della zona individuata con la sigla P4 dal Piano stralcio difesa delle alluvioni, ad altissimo rischio idrogeologico e di esondazione». Le famiglie indicate in coda all’ordinanza potranno fare richiesta «ricorrendo le condizioni previste, dell’assegnazione immediata di un alloggio del Progetto Case o di un modulo abitativo provvisorio (Map)». Un provvedimento ritenuto indispensabile dal sindaco data la situazione che l’ordinanza definisce «di persistente pericolo per l’incolumità e la vita medesima di quanti ivi risiedono, in specie riguardo all’attuale situazione meteorologica che vede frequenti e cospicue precipitazioni, nevose e piovose». Il numero degli sgomberi, tuttavia, risulta inferiore al previsto. Solo qualche giorno fa, infatti, l’assessore regionale alla Protezione civile Gianfranco Giuliante aveva parlato di 134 casette costruite in zona P4. I manufatti abitativi sono stati realizzati secondo la delibera 58/2009, autorizzati a tutti gli effetti, insomma, ma per alcuni erano state poi emesse ordinanze di demolizione, non rispettate. Una scelta definita dal documento «illecita». Ora dunque si fa sul serio. «Per i manufatti non sgomberati spontaneamente potrà essere disposto il sequestro da parte delle autorità giudiziaria, anche in funzione della successiva confisca». Una linea dura che non sarà facilmente digerita da chi su quelle casette ha investito soldi e speranze. Questi i titolari dei manufatti interessati (e le strade) riportati in coda all’ordinanza: Liliana Buccella e Domenico Buccella, via Campo di Pile, Giuseppe Gallucci, Lorenzo Passucci, Fiorella Cipriani e Mario Panella, via Fiamme Gialle, Linda Durisio, Armando Nanni e Imirjaa Demirali, via Cagnano, Marco e Lucio Moretti, Leonardo Giorgio e Salvatore Nardecchia, via Gian Gaspare Napolitano, Nicola Di Francia, Mario Di Loreto, via San Vittorino, Giuseppe Costantini, Antonia Cautieri Carrella, via del Mulino, Rita Giuliani, strada statale 615 per Roio, Strada Mulino (Cansatessa), Bruno Fatigati, via Mulino di Menzano, Manuela Martini, via Ponte Rasarolo, Evelina De Simone, Liberato De Simone e Angela Giusti, via del Campo, Massimo Chiapparelli, strada statale 17 Ovest (Genzano), Giovanni Di Sero, località Campo di Pile (vicinanze del Globo), Riccardo Catena, strada provinciale Amiternina. (m.c.)

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