Casette fai da te, l’accusa di Trifuoggi

Il vicesindaco su “Quaderni in mutazione”: la delibera 58 è sicuramente il testo normativo peggiore che io abbia mai letto

L’AQUILA. Da un paio d’anni, dopo feroci polemiche sul loro destino (abbatterle o sanarle), non si parla più delle cosiddette casette provvisorie, costruite con fondi dei privati, grazie a una delibera comunale, la 58 del 25 maggio 2009 che fu revocata solo del dicembre 2010. Attraverso quella delibera di casette ne furono costruite più di mille ma in realtà il numero va quasi quadruplicato perché da un censimento sommario si parla addirittura di quasi 5000 strutture. Due giorni fa, nel corso del convegno “La città mutata” organizzato dall’Atletica L’Aquila, dall’Università e dall’Ans (associazione sociologi) è stata distribuita la rivista “Quaderni in mutazione” che riporta gli atti del convegno 2015 durante il quale intervenne il vicesindaco Nicola Trifuoggi che parlò a braccio. Il testo dell’intervento (rivisto dall’autore prima della pubblicazione) è un vero e proprio atto d’accusa nei confronti di quella delibera e dell’uso che i cittadini poi ne hanno fatto. Ecco cosa scrive Trifuoggi : «Il 25 maggio 2009, nell'encomiabile intenzione di ridurre le spese, il Consiglio Comunale dell'Aquila approvò una delibera, la numero 58, che consentiva agli sfollati, in sostituzione di altri benefici, di realizzare un manufatto di superficie complessiva non superiore a 95 metri quadrati, definito provvisorio o temporaneo, su terreno di cui avessero la disponibilità, previa denuncia documentata al competente Ufficio comunale, da smontare subito dopo il ripristino dell'abitazione principale. La delibera 58 è sicuramente il testo normativo peggiore che io abbia mai letto, non giustificabile col momento particolare in cui fu approvato, perché neanche in quei momenti gli organi pubblici possono perdere la testa. Un esempio? In tre degli articoli vi sono due commi, uno dietro l'altro, per il primo dei quali i manufatti dovranno essere realizzati nel rispetto del vigente regime vincolistico di natura paesaggistica, ambientale, idrogeologica, mentre il secondo prevede che i manufatti potranno essere realizzati in deroga al regime vincolistico di natura paesaggistica, ambientale. Manca, poi, una definizione di provvisorio o temporaneo, anche se in altro articolo è scritto che il comune li può smontare; quindi si deve presumere che debbano essere delle costruzioni montate che poi possono essere smontate. Dal caos normativo è derivato quello reale, a volte in perfetta malafede.

Di case denunciate ce ne sono state circa 1.150, ma in realtà mi si dice che ne sono state realizzate almeno 4.500, il che significa che circa 3.500 case sono state realizzate senza che il Comune ne sapesse nulla. E siccome non c'era scritto di che materiale dovessero essere fatte, c'è chi si è fatta la villa in cemento armato, a volte con la piscina, evidentemente confidando nella lentezza della giustizia e nell'inefficienza della pubblica amministrazione. Non solo, ma molte sono state realizzate dove non si poteva, addirittura 24 in piena zona di esondazione del fiume. Uno degli autori di questo scempio, oggetto di indagine della Procura, mi ha detto di ritenersi comunque in regola, perché aveva alzato di due metri il piano di campagna e ci aveva costruito sopra. Insomma non solo la casa, ma anche una collina abusiva! La storia non finisce con l'edificazione selvaggia. Alcuni, dopo aver ottenuto l'agibilità dell'abitazione principale, hanno affittato l'abitazione principale e continuano a vivere in quella provvisoria, altri hanno affittato quella provvisoria, altri ancora l'hanno addirittura venduta».

Nel 2014 la questione casette fai da te tornò sulle cronache cittadine perché l’amministrazione annunciò pugno duro contro chi aveva costruito senza nessuna autorizzazione o addirittura a ridosso degli argini del fiume Aterno. Ci furono anche delle ordinanze di demolizione (che non risulta essere state mai eseguite) e nacque un comitato a difesa delle casette. E in verità la leggenda racconta che dalle stanze dei palazzi della politica nel 2009-2010 la parola d’ordine era: «Costruite costruite, tanto deve ancora nascere quello che ve le farà abbattere».