Casette, Giuliante accusa: «Dal sindaco solo proclami»

L’assessore regionale: non esiste l’annunciata ordinanza di sgombero Sollecitati interventi per contrastare i rischi legati al dissesto idrogeologico

L’AQUILA. Il problema della sicurezza degli occupanti dei manufatti abitativi realizzati nel post-sisma secondo la delibera comunale 58 del 2009 è stato riproposto ieri dall’assessore regionale alla Protezione Civile Gianfranco Giuliante in una conferenza stampa. Ne viene fuori un duro attacco al sindaco Massimo Cialente da lui accusato di aver annunciato lo sgombero dei manufatti provvisori abusivi, in quanto situati in zone a rischio idrogeologico «senza che sia stato adottato un provvedimento. Non esiste nessun atto sui quali si poggi questa affermazione».

Secondo Giuliante in tutto il cratere esistono circa 4000 «casette» di cui 2000 nel solo territorio dell’Aquila e, di queste ultime, ben 134 realizzate in zone classificate P4 (ad alto rischio idrogeologico). «Il problema», dice, «si ripropone nelle sue dimensioni più gravi, se si considera il ripetersi di disastrosi dissesti idrogeologici ed esondazioni di fiumi e torrenti, che in questi ultimi anni stanno interessando l'intero territorio nazionale». Il Comune, secondo Giuliante «fin dal 2009, è al corrente dell’esistenza di questa situazione che riguarda oltre 2000 nuclei familiari che occupano altrettanti manufatti provvisori alcuni dei quali costruiti in aree a forte pericolo di esondazione». «A tutt’oggi», ripete, «non è stato adottato, da parte del sindaco, alcun provvedimento di sgombero o di demolizione di queste casette a rischio, se si eccettuano solo 20 ordinanze di demolizione per altrettanti fabbricati in conseguenza di violazioni accertate dalla polizia urbana. Ritengo, come previsto dalla legge, che il sindaco, in quanto responsabile della Protezione Civile a livello comunale, sia tenuto ad adottare provvedimenti utili a garantire la sicurezza dei cittadini, in mancanza dei quali potrebbero determinarsi responsabilità personali, così come le cronache ci riferiscono stia accadendo in questi giorni ad Olbia, laddove, dopo il verificarsi del disastro, è stato aperto un fascicolo da parte della Procura competente per individuare le eventuali responsabilità».

«Su 2000 manufatti provvisori», dice, «intervenire solamente su 20 di questi, mi sembra una sceneggiata che non risolve il problema». Insomma, secondo l’assessore, «non c’è tempo da perdere per emanare provvedimenti atti a garantire la sicurezza dei cittadini».

Il consigliere comunale Alessandro Piccinini, presente all’incontro, definendo la vicenda «scandalosa», ha parlato della possibilità per i cittadini che avranno i manufatti demoliti di chiedere i danni al Comune con pregiudizio per l’ente.

(g.g.)

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