Casette, il Comune non decide

Raffica di distacchi di elettricità negli alloggi temporanei, la protesta dei residenti

L’AQUILA. Quello delle casette provvisorie costruite dopo il sisma è uno dei nodi da sciogliere dell’amministrazione Cialente. E che probabilmente finirà nelle mani del prossimo governo cittadino. A pochi mesi dalle comunali, è un argomento su cui si preferisce nicchiare. Eppure è tornato di stretta attualità, dopo le ultime scosse del 18 gennaio e il conseguente sciame sismico che non fa dormire sonni tranquilli a tanti aquilani. Il Comitato 58, nato nel 2012 per evitare la demolizione delle strutture, fa leva sulla loro utilità sociale e invita il Comune a individuare una soluzione. Ma chi è ormai rientrato nella propria casa, tornata agibile, in realtà non ha più titolo per utilizzarle. E spesso le abitazioni di legno sono ormai prive della fornitura di energia elettrica, come prevede la delibera 58 del maggio del 2009 che ha permesso la realizzazione dei manufatti.

NUMERI. Sono 1200 le casette in regola con la delibera 58, ma che comunque, in base a quanto stabilito nel provvedimento, vanno smantellate, una volta che gli inquilini hanno avuto riparata l’abitazione principale. Molte di più, almeno 3500 stando all’ultimo censimento aereo effettuato nel 2012, sono invece quelle che risultano abusive, comprese le 25 costruite su aree a forte rischio idrogeologico che, in base a un’ordinanza del 2011, andavano già demolite. A rallentare i tempi sono i ricorsi presentati al Tar dai proprietari.

COSA FARNE. Il dibattito sul futuro delle strutture provvisorie, legato anche alla regolamentazione delle aree bianche, è aperto da anni. Il consiglio comunale, su questa problematica, è stato sempre spaccato, tra chi è favorevole a una sorta di mega-sanatoria e chi invece vuole che la legge venga applicata e che quindi si proceda con le demolizioni. Complicato venirne a capo, soprattutto a poche settimane dalla partenza della nuova campagna elettorale. Il sindaco Massimo Cialente, a chi invoca la sanatoria, replica secco: «La sanatoria può farla solo lo Stato». L’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano ritiene che la vicenda vada sanata, «ma ci vuole buon senso, anche tenendo conto dell’apprensione scatenata dalla nuova ondata sismica». Il vicesindaco Nicola Trifuoggi, che in più occasioni non ha esitato a criticare la delibera 58, pensa che «attualmente non ci siano le condizioni per affrontare la vicenda».

LE PROTESTE. Chi, pur avendo l’abitazione principale agibile, si sente più sicuro, soprattutto in questo periodo, nella casetta di legno costruita a proprie spese dopo il 2009, chiede che venga riattivata, oppure non sospesa, la fornitura di energia elettrica. Un problema che si era già verificato nel 2013, dopo una nuova sequenza di scosse. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di forniture di tipo temporaneo, cosiddette “di cantiere”, che hanno una durata e che, in mancanza di nuove richieste, vengono disattivate. Dietro non c’è un’ordinanza del Comune, come paventato dai cittadini, ma viene applicato quanto scritto nella delibera 58: «Per le casette provvisorie la delibera prevedeva contratti di fornitura elettrica temporanei», spiega il sindaco, «e chi perde il titolo a utilizzarle non può rinnovarli». Un concetto ribadito da Di Stefano: «Chi ha costruito in base alla delibera conosceva le regole e sapeva dall’inizio che anche la fornitura di corrente sarebbe stata provvisoria».

COMITATO 58. Gli esponenti del Comitato 58, che riunisce i proprietari delle casette, sono tornati a sollecitare la politica locale, dopo le recenti scosse: «Chiediamo di porre l’attenzione sui manufatti realizzati dopo gli eventi del 2009. Essi, come rilevato, costituiscono una risorsa e una sicurezza fondamentale per le famiglie che ne posseggono una e oggi dobbiamo, purtroppo, prenderne consapevolezza una volta di più».

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