Catacombe riaperte al pubblico

San Vittorino, ristrutturazione post-sisma completata con i fondi della Commissione pontificia

L’AQUILA. A poca distanza dalla città romana di Amiternum, sotto la chiesa romanica di San Michele, è conservato uno scrigno di arte sacra risalente al V secolo: le catacombe di San Vittorino. Locali sotterranei che accoglievano le reliquie dei santi martiri, i quali diedero la loro vita per difendere la diffusione della fede cristiana, la cui storia è strettamente correlata alla vita e alle imprese del Santo Martire Vittorino, vescovo di Amiternum, che fu ucciso durante la seconda persecuzione di Diocleziano, nel II secolo dopo Cristo. Un tesoro rimasto inaccessibile per anni, prima per ristrutturazione, poi a seguito del terremoto, e che riaprirà al pubblico domenica con una cerimonia che prenderà il via alle 11.

«L’importante evento, che costituisce un passo fondamentale del turismo religioso nel comprensorio aquilano, tanto colpito, e ancora sofferente dopo il terribile sisma, si è reso possibile grazie al provvido contributo della pontificia commissione di archeologia sacra, il cui segretario monsignor Giovanni Carrù, ha ben compreso l’importanza di questo insigne monumento della fede paleocristiana, studiato da numerosi archeologi, e ritenuto di fondamentale importanza per lo studio e la comprensione della fede nei primi anni del cattolicesimo», spiega il parroco Giorgio Hanejko.

«Sicuramente molti fedeli potranno godere delle restaurate catacombe, che grazie all’intervento della pontificia commissione di archeologia sacra, sono state poste in sicurezza e illuminate da “Energy-Sun” srl, in modo da accogliere gruppi di pellegrini e scolaresche». Il cimitero sotterraneo è originario del V secolo e fu voluto dal vescovo Quodvultdeus, come ricorda un’iscrizione. Una parte della necropoli è di epoca romana, mentre per altre parti è difficile la datazione. In alcuni vani sono state ritrovate spoglie di antichi cristiani, che chiesero di essere seppelliti vicino al Santo.

Michela Corridore

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