Cause demaniali, Comune vince ma non incassa soldi

La denuncia dell’ex consigliere Corriere: «Così si produce un danno erariale Con l’applicazione delle sentenze si produce ricchezza per nuovi investimenti»

L’AQUILA. Il Comune deve acquisire i territori dei «castelli» che hanno contribuito alla fondazione della città, come stabilito da diverse sentenze del Commissariato regionale per il riordinamento degli usi civici in Abruzzo.

A sostenerlo è il presidente dell’associazione culturale San Pietro della Jenca Pasquale Corriere, che ha inviato una nota al sindaco e ai dirigenti comunali. Nel mirino l’inadempienza del Comune riguardo a un numero cospicuo di cause demaniali che prevedono il reintegro dei terreni appartenenti ai «castelli o villaggi» storici, con sentenze che, se applicate, potrebbero rimpinguare le casse dell'ente. Si tratta dei terreni che in epoca medievale formavano quello che gli studiosi chiamano Comitatus Aquilanus costituito dalle popolazioni degli stessi castelli che si trasferirono in città pur mantenendo i loro possedimenti al di fuori, nei territori d’origine come spiega lo stesso Corriere, che aggiunge: «Proprio per la presenza di questo importante patrimonio storico-culturale e considerato il costante impegno profuso da parte mia nel corso dei decenni in qualità di consigliere comunale e di assessore, sono indotto a presentare una nuova sollecitazione al fine di sensibilizzare le autorità competenti a riesaminare e far applicare i dispositivi conseguenti alle diverse cause demaniali che il Comune ha già sostenuto e che si sono concluse con un pronunciamento definitivo del Commissariato regionale per il riordinamento degli usi civici in Abruzzo».

Le cause che indica Corriere riguarderebbero soprattutto la montagna denominata Rocca delle Vene, tra Campotosto e Crognaleto, con la condanna in solido tra loro dell’Enel e dei comuni di Campotosto e Crognaleto; la montagna di Cascina, in agro nel comune di Cagnano Amiterno, che ha visto la condanna della famiglia Dragonetti de Torres e dello stesso comune dell’Alta Valle dell’Aterno; il Fondo Venacquaro, facente parte della Montagna di Chiarino, con la condanna del Comune di Fano Adriano (Teramo) e il territorio denominato «Terzetto della Genca».

«Con spirito propositivo e collaborativo nei confronti dell’amministrazione comunale, ritengo importante segnalare il rispetto e l’applicazione di queste sentenze, affinché si possano utilizzare per finalità pubbliche le risorse economiche derivanti dall’acquisizione dei terreni, nonché per risolvere anche questioni importanti riguardanti gli interessi dei cittadini», aggiunge ancora il presidente dell’associazione culturale San Pietro della Jenca. «Inoltre, penso che sia opportuno attivare le cause demaniali per i territori di altri castelli diruti, tra i quali ad esempio Cesura, Città di San Massimo, Machilone, Pedicino, Pescignola, e altri. A mio avviso, l’eventuale mancata e reiterata non applicazione delle sentenze potrebbe produrre specifiche responsabilità di natura penale ed erariale».

Michela Corridore

©RIPRODUZIONE RISERVATA