«Centrale su area ad alto rischio sismico» 

Il geologo Aucone, contattato dal comitati, rilancia l’allarme: ci sono 14 faglie lungo il tracciato del metanodotto

SULMONA. Nuovi rilievi sulle faglie sismiche e un'assemblea pubblica di respiro regionale da tenere il 3 febbraio a Sulmona. Mette il turbo la lotta degli ambientalisti alla centrale della Snam, autorizzata dal consiglio dei ministri il 22 dicembre scorso. Sono 14 le faglie sismiche attraversate dal tracciato del metanodotto della Snam, con un paio delle quali che si incrociano in zona Case Pente. Proprio qui, dove dovrebbe sorgere la centrale della Snam, è tornato il geologo Francesco Aucone, contattato dai comitati cittadini per l'ambiente per fare nuovi rilievi. Aiutato dall'uso di strumentazione tecnica e dalla conoscenza dei luoghi degli esponenti dei Comitati e del collettivo AltreMenti, l'esperto ha fatto nuove analisi del terreno e delle sue caratteristiche geologiche per confermare la sua tesi sulla sottovalutazione del rischio sismico dell'intero impianto, di centrale e metanodotto. «Le amministrazioni locali e i comitati cittadini dovranno battersi sulla questione del rischio sismico», spiega il geologo, «come è noto, le aree interessate dal progetto denominato gasdotto Rete Adriatica, conosciuto anche come gasdotto appenninico, sono ad alto rischio sismico. L'opera, nella sua attuale configurazione, riuscirebbe a unire lo scempio ambientale della dorsale dell’Appennino con l’aumento del pericolo per l’incolumità a causa del rischio sismico fra i più elevati in Italia e per giunta con l’esborso di fondi pubblici». Riparte, dunque, da qui la battaglia del fronte del no all'opera. «Nell’ultima assemblea pubblica con l’avvocato Celotto, che curerà il ricorso al Tar, abbiamo sintetizzato le principali criticità del progetto e anomalie dell’iter che ci hanno portati sin dall’inizio a contrastare l’opera, una opposizione che ci vede impegnati da dieci anni mantenendo sempre la loro autonomia e il dialogo con le Istituzioni», dice Giovanna Margadonna dei Comitati. Da qui l'organizzazione di un'assemblea pubblica contro il via libera all'iter autorizzativo. Tutto parte nel 2004, quando dopo l'ottenimento di un primo requisito di pubblica utilità nel 2004 (poi decaduto per decorrenza dei termini), il procedimento è andato avanti a grandi passi. Fino all'avvio della fase istruttoria del 5 agosto del 2010, con relative modifiche al tracciato, e al via libera, seppur con alcune riserve, del sette ottobre 2011 della Commissione nazionale di valutazione di impatto ambientale.
Fino al decreto ministeriale del 7 marzo dello stesso anno, con cui i ministeri dell’ambiente dei beni culturali hanno dato il via libera a centrale e metanodotto.
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