Centro storico, una galleria d’arte all’aperto 

Non solo ristorazione: fervono le iniziative culturali nei palazzi restituiti all’antica bellezza dopo i restauri post-sisma

L’AQUILA. Due busti di donna ricavati da manichini a sostenere un vassoio di bottiglie vuote che di sera si illuminano. Gianluca Strinella racconta così “La vita nelle piazzette”, un’installazione inaugurata davanti al suo locale Hysteria, a palazzo Cappelli, tra largo Silvestro dell’Aquila – meglio conosciuto come piazzetta del Sole – e corso Vittorio Emanuele, nel cuore del centro storico. Un locale “salad e pizza” in cui Strinella porta avanti le sue passioni di una vita: l’arte e la ristorazione. Nell’elegante cortile del palazzo settecentesco di proprietà della famiglia Cappa, restaurato dopo il sisma del 2009, si trova infatti anche la galleria d’arte “Artisticamente”, uno spazio espositivo nato proprio dal suo estro. L’ultimo lavoro si propone come un segno dei tempi, un omaggio a una città che non c’è più e a una vita che ritorna solo come attimi strappati al cemento. «Queste bottiglie vuote», spiega Strinella, «raccontano serate interminabili in centro, nella movida fatta di vicoli e piazzette che ora portano le ferite del terremoto». Le bottiglie sono vuote, simbolo di qualcosa che c’era e non c’è più. Un racconto per immagini che decora un po’ tutto il locale, a partire dagli ombrelli bianchi “volanti” allestiti all’esterno. «Per me, portare avanti un locale è come fare arte», spiega il ristoratore-artista. «La ristorazione lo è, come lo sono l’accoglienza, il fare salotto. La tavola è il luogo di aggregazione per eccellenza».
RACCONTARE IL PASSATO. Quello stesso “storytelling” che rende preziose le fotografie di Federico Luzi. Il suo studio è all’interno dello stesso palazzo. Il giovane porta avanti da tempo una serie di progetti grafici volti a raccontare, attraverso volti e oggetti, una città che vuole tornare a camminare. Con la sua iniziativa “La casa è dove qualcuno ti ricorda” ha messo insieme 500 fotografie di persone che hanno accettato di farsi ritrarre insieme a un oggetto simbolico di un tempo che si è fermato quella notte, ma, allo stesso modo, un cuore che vuole continuare a battere per accompagnare le passioni di sempre.
LA LUCE DEL GRIGIO. Un impegno che traduce in immagini l’arte di “mischiare la luce nel grigio” come sa fare il pittore Mimmo Emanuele, spesso ambasciatore dell’Aquila nel mondo. In questi giorni, l’artista è impegnato a Spoleto nell’ambito del Festival dei due mondi che vede coinvolto anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Di recente Emanuele ha realizzato un lavoro utilizzando alcuni piccoli oggetti o parti di abito ricavati dalle macerie del sisma. «Li ho presi e li ho messi insieme aggiungendo dei tratti e delle tinte», ha spiegato, «immaginando un modo per ridare nuova vita a quei colori». Un lavoro portato avanti con uno stile che contraddistingue il suo tratto. Il messaggio di fondo è vicino alle parole di Papa Giovanni Paolo II e a quel “Non abbiate paura”. Un percorso condiviso – anche se con stili differenti – dal pittore Antonio Zenadocchio. Emanuele ha alle spalle esposizioni all’estero, in vari Paesi europei, Usa e Canada e collabora con progetti artistici vicini al Mondiale in Russia. In agosto sarà a Charleroi (Belgio) per una serie di iniziative legate alla commemorazione della tragedia di Marcinelle. Unico rammarico: lo studio in periferia. «Vorrei tornare in centro, ma i prezzi sono esorbitanti».
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