sanità

Cerchio, muore a 52 anni per una polmonite

Impiegato dell'Ufficio anagrafe dimesso tre volte dall’ospedale di Avezzano e poi mandato a Popoli per mancanza di posti letto. La famiglia: faremo una denuncia

CERCHIO. Muore a 52 anni per una polmonite. L’uomo era stato ricoverato all’ospedale di Popoli perché ad Avezzano mancavano posti letto. Dopo che per ben tre volte, come denunciato dai familiari, era stato dimesso. Tutta la comunità di Cerchio piange la prematura scomparsa di Giampaolo Pietroiusti, ex dipendente della Cartiera Burgo di Avezzano, da qualche tempo impiegato all’ufficio anagrafe del Comune di Cerchio. Pietroiusti è morto ieri a Popoli, dove era stato trasferito dall’ospedale di Avezzano per mancanza di posti letto nel reparto di rianimazione. La famiglia si è rivolta ora agli avvocati Callisto e Berardino Terra per accertare eventuali responsabilità sull’accaduto.

«Mio zio è stato ricoverato lo scorso 30 gennaio per una polmonite» racconta la nipote Ilenia Lucci, cantante conosciuta in tutta la Marsica, «poi è stato trasferito a Popoli, perché ad Avezzano non c’erano posti in rianimazione. Questa mattina (ieri per chi legge, ndc) ci hanno detto che era morto».

«Pietroiusti per tre volte è andato in ospedale ad Avezzano» spiegano gli avvocati Callisto e Berardino Terra «con la richiesta di ricovero fatta dal medico di base Olimpio Nebbioso. Per tre volte è stato dimesso con codice giallo. Lo scorso 30 gennaio è stato ricoverato e dopo circa un’ora è stato trasferito a Popoli, dove poi è morto. Dopo i funerali presenteremo una denuncia penale alla Procura di Avezzano e una a quella di Pescara, visto che la morte è avvenuta a Popoli. La famiglia vuole capire se questa morte poteva essere evitata».

«Dopo la scomparsa di mio padre» continua Ilenia Lucci, figlia del giornalista Mario Lucci, scomparso a settembre del 2012, «è stato molto vicino a mia madre Maria Antonietta. Mi accompagnava lui ai concerti e a tutti gli appuntamenti di lavoro. Era una persona straordinaria e la sua morte ci ha sconvolti».

«Abbiamo lavorato insieme per tanti anni» lo ricorda il collega della cartiera Burgo di Avezzano, Vincenzo Cartenì, che non riesce a trattenere le lacrime, «è stato in fabbrica per 26 anni. Prima alle taglierine, nel reparto allestimento, poi alle bobinatrici e poi negli ultimi anni nella programmazione, come impiegato. Era un brav’uomo, era buono con tutti e sempre sorridente. Aveva lasciato l’azienda, accettando la mobilità».

«Ci ha lasciato un grande amico e un grande lavoratore» commentano i sindacalisti Sigismondo Sansoni, Antonio Fiasca, Alfredo Moschettini e le Rsu aziendali «una morte prematura che ci ha lasciato sconcertati. I sindacati e tutti i colleghi in questa tragedia sono vicini alla famiglia». Dopo l’uscita dalla Burgo, Pietroiusti aveva ottenuto un lavoro in Comune, per qualche ora, all’ufficio anagrafe. In paese lo ricordano tutti come grande appassionato di Bmw e auto di grossa cilindrata. «Era rispettoso» commenta Cristian Continenza «quando lo incontravi per strada era sempre lui il primo che salutava».

«Era un buono ed era una persona onesta» aggiungono i vicini di casa Franco e Pierluigi D’Amore.

Pietroiusti lascia la madre Giuliana Vernarelli, la moglie Assunta Barbieri, le sorelle Maria Antonietta e Filomena, il figlio Fernando, di 21 anni, e i nipoti Ilenia, Jacopo e Andrea Ciofani. I funerali oggi alle 15 nella chiesa di San Giovanni e Paolo a Cerchio.

Magda Tirabassi

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