Chiodi: decreto anti-tasse

PESCARA. La soluzione è un decreto legge del governo che eviti alle famiglie e alle imprese aquilane di pagare a dicembre in una unica soluzione le rate del 2011 per la restituzione delle tasse sospese dall’aprile 2009 al giugno 2010. A questo sta lavorando Gianni Chiodi, con in tasca una lettera di dimissioni da commissario della ricostruzione se la cosa dovesse fallire. «È giusto che il governo sappia che potrebbero esserci delle conseguenze estreme», dice Chiodi parlando in una pausa del vertice del gruppo Pdl in Regione. «Se dovessi dimettermi? Resterei presidente di Regione, ma sarei un presidente con un forte risentimento. Perché anche se all’Aquila facessimo poi miracoli, il vulnus sarebbe troppo forte». Ieri mattina la prima telefonata ricevuta dal governatore è stata quella del sottosegretario Gianni Letta che si è precipitato a chiamarlo dopo aver letto sui giornali della minaccia di dimissioni.

«Da Letta riceviamo un appoggio fortissimo», dice Chiodi, «anche per questo sono fiducioso. Fiducioso ma non certo. Ho sentito anche Berlusconi, il ministro dell’Economia, le imprese, i sindacati. Ho trovato un forte consenso. Ma ora siamo al punto per cui o si è dentro o si è fuori. Il 30 novembre è arrivato e occorre un provvedimento per evitare una situazione che sarebbe non equa e non sostenibile. A Roma ho portato documenti e dati, so quel che dico».

 E a Roma Chiodi tornerà domani per trattare ancora. Il governatore punta al decreto perché intervenire sulla legge di stabilità che andrà al Senato la settimana prossima potrebbe essere troppo tardi. Sul decreto dovrebbe esserci anche il consenso del presidente Giorgio Napolitano e su questo dovrebbe esercitarsi Letta.

È stato proprio il no di Napolitano al decreto sviluppo con le misure chieste dall’Europa, secondo la ricostruzione di Chiodi, a far tornare la questione delle tasse in alto mare. Il provvedimento conteneva una norma con la decurtazione del 60% delle tasse da restituire. Poi il no del presidente al provvedimento d’urgenza e il ripiegamento su un maxiemendamento ha fatto fallire il tentativo. La legge sarà discussa in Senato, ma i termini per la presentazione degli emendamenti in commissione sono scaduti venerdì scorso. Per questa ragione, fa notare il senatore Pdl Fabrizio Di Stefano, se il testo del governo non dovesse contenere riferimenti all’Aquila, «occorrerebbe agire con un emendamento d’aula».

Ma la questione è sempre la stessa: quella dei tempi. Il senatore e coordinatore del Pdl abruzzese Filippo Piccone fa notare, da imprenditore, che le buste paga vengono chiuse entro il 20 del mese e dunque una norma che proroghi la restituzione delle tasse e la rateizzi dovrebbe essere efficace prima di quel termine: «La volontà politica c’è tutta», fa notare Piccone «il problema è la copertura e poi il tecnicismo legato allo strumento da utilizzare. Si tratta di legarlo a un provvedimento che sia operativo prima del 20». Piccone incontrerà i parlamentari domani: «A loro dirò di fare fronte comune con noi per restare uniti senza strumentalizzare questa vicenda».

 Intanto a Chiodi arriva la solidarietà del sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e del primo cittadino di Chieti Umberto Di Primio. «Chiodi ha assunto una posizione precisa», dice Mascia, «e come sindaco di Pescara sono pronto a sostenere in ogni sede tale battaglia per assicurare la tutela di un territorio che ha bisogno di risorse per tornare a vivere».

 Per Di Primio non si possono trovare risposte in «azioni populistiche e strumentali. Ciononostante, in merito alla richiesta di prorogare la sospensione del pagamento delle tasse, ritengo che la situazione economica e finanziaria dei cittadini colpiti dal sisma continui a suggerire al governo la necessità di prorogare il termine».

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